Avviso ai naviganti: niente di trascendentale. Ecco un commento che ho pubblicato oggi sulla carta. Era a corredo d’un articolo, la cui domanda era: ma oltre al calcio e agli altri massimi sistemi dello sport, perché non parlare mai di chi l’atleta lo fa per hobby, magari portando in giro il nome della propria città (o regione)? Qui, a margine, descrivo la mia esperienza. D’anonimo sportivo. In nome di tutti quei soliti ignoti delle gare.

 

I SOLITI IGNOTI, altro che. E io sono stato uno di loro. Un aneddoto: correvano gli anni Novanta. Col liceo classico sul groppone. Quindi: greco, latino e compagnia studiante. Ero un gigantista. Cioè un atleta di sci. Nelle Marche. Bene: ogni santa notte del sabato, schizzavo in piedi alle 4. Meta: Appennino centrosud. Quindi: Sarnano (se andava grassa), Gran Sasso o Majella. Ore di strada: una e mezza, due. Neve, d’ogni sorta: dalla lecca al ghiaccio verde. Risultati: magri. Soldi: manco l’ombra. Gloria: zero. Eppure lo rifarei. Daccapo. Viva i soliti ignoti. Dello sport.