Mamma mia, che impressione. L’albertosordiano richiamo calza alla perfezione con la petulanza di certe puerpere rompiballe che crescono i figliuoli come perfetti inetti. E’ una dinamica strana, quella di oggi: se da una parte c’è una forza centrifuga all’educazione comunemente intesa, dall’altra le genitrici tengono la prole nel nido come uccellini spennacchiati. Quando poi questi teneri batuffoli di ignavi prendono il volo, si schiantano alla prima corrente di vento. Eccolo, il paradosso. Gli stanno sopra, ma non li tengono per mano. Perché tutto passa. Tutto è concesso. Tutto è già visto.

Resto sgomento quando, che ne so, tra i banchi del centro commerciale senti certe donnette che esaltano le qualità del proprio figlio barra figlia, vantandosi del suicidio quotidiano che questi comportano: “Mia figlia è in gamba, lavora qui, lavora là e bla bla. Però le tengo il figlio dieci ore, le lavo, le stiro, le cucino. Che brava ragazza, mia figlia”. Cresciuta come un peluche, nella bambagia, solo dedita a un’attività. Applausi. Lo rifarà, statene sicuri, con la sua prole. Che crescerà come i bimbi di oggi: superprotetti, iperregolati, ma allo stesso tempo senza regole. Maniaci della pulizia da piccoli, sporciziofobi che odiano la polvere e le sbucciature sulle ginocchia, segno di bimbo figlio di nessuno. Questi piccoli odiano pure la creatività: il nascondino, formidabile portatore di germi, e il campeggio, veicolo di acari col papillon.

Questi poveri figliuoli, poi, sono diventati intolleranti a tutto. Il bombolone è grasso e fa diventare ciccioni, la salsiccia è un attentato e la cioccolata fa venire i brufoloni schifosi, che ai tempi miei invadevano intere classi di ragazzi e ragazze. I nostri figli, in compenso, si infilano nei letti di chicchessia a dodici anni, chattano porcherie di ogni sorta su Internet e cadono come pere cotte alla prima sconfitta. Colpa delle mamme? E poi delle nonne? E poi di tutti? Che ne so. E’ un dato di fatto. Un osservatorio. Il motto di molti papà è: tu, cocco mio, gioca pure con quello che babbo ti regala, pure la Ferrari. Basta che non rompi. Protetti ma lasciati soli . Come piccoli minchioncelli. In balìa di tutto e tutti.