Solidarietà nazionale. Convergenze parallele. Compromesso storico. C’è qualcuno che è morto in nome di queste (apparentemente) insignificanti formule. Che significavano: il Paese sta facendo la fine del topo, dunque uniamoci, facciamo quadrato e svegliamoci. Oggi l’unica formula che tiene banco è: egoismo nazionale e convergenze di nulla. Crepa tu, che crepo anch’io. Oppure, se preferite, vai avanti tu che mi vien da ridere o piangere. L’attuale afasia politica non è solo una questione di amnesia storica, ma anche etica. Se, post ultima guerra, riuscirono a mettersi d’accordo anticristi e seminaristi, liberali e conservatori, mangiapreti e bacchettoni, filofascisti e filostalinisti nel segno della Costituzione (forse una delle migliori al mondo), oggi è impossibile mettere ad un tavolo aree più o meno contigue, che dissertano su differenze minimali e comunque da risolvere in fretta per il bene del Paese.

Se, in un quadro economico sicuramente meno drammatico di oggi, Aldo Moro riuscì a stringere la mano a Pietro Nenni prima e a Enrico Berlinguer poi, in queste ore chi dice di puntare i piedi per il bene dell’Italia non ne vuole sapere di scendere a compromessi su caramelle e noccioline. Abbiamo voluto (e vogliamo) spazzare via la tradizione partitica repubblicana, ma, e questa è la verità vera, non siamo capaci di farlo semplicemente perché siamo e rimarremo sempre, per dna storico, una repubblica fondata sul partitismo. Rinnegare il nostro patrimonio genetico è avventuristico e impossibile. Ma resettare la storia è opera ritenuta credibile solo quando non si ha coscienza e conoscenza dell’io politico. E a guardare e sentire parlare certi Catilina del disastroso italico new deal si arguisce come di autoconsapevolezza e autoconoscenza attualmente esista ben poco.

Abbiamo voluto rispedire a casa i vecchi soloni, condannandoli con demagogica indignazione, ma non abbiamo saputo crearne di nuovi. In campo non si scende solo con le idee, ma anche col mestiere. Senza allenatore e direttore tecnico, si rischia d’essere sbaragliati. Pensateci: che fine avrebbe fatto l’impulsiva italietta di Madrid senza il maestro Bearzot? Forse sarebbe finita nella bocca della Germania Ovest. Con una giovane Merkel che rideva a crepapelle e i Panzer che avrebbero stritolato i nostri sorrisi clowneschi. Buona giornata a tutti.