Ci risiamo: a Genova riappare la stella a cinque punte. Il marchio del franchising (datato) del terrore. Il simbolo non va preso come rinascita di quelle Br, ma come eruzione subdola e preoccupante di una nuova e imprevedibile lotta armata. Una recrudescenza strutturale, connessa ai tempi, fomentata dai populismi. Il problema è un altro: non bisogna sottovalutare. Ma tenere alta la guardia. Stiamo classificando troppo presto e forse in maniera pedestre le nuove sigle.

Dobbiamo invece analizzare il fenomeno. I perché. Così devono fare le forze dell’ordine. Così gli inquirenti. Così lo Stato. Lo studio accanto alle indagini. Perché non c’è terrorismo più pericoloso di quello senza ideologie solide. E pare che stavolta il caso sia questo. La confusione politica è anche confusione ideale. C’è poco da fare: reprimere le schegge non più impazzite ma ripartite e fomentate dalle gabbie dei tribunali significa agire alla base. Sul lavoro. Sulla fiducia. Sui valori. Il Governo lavori sui numeri ma anche sulla persona. Faccia gli italiani corretti fiscalmente, ma anche gli italiani cittadini. Infonda speranze. Incoraggi. Lavori sull’uomo. Il relativismo genera i mostri del qualunquismo. Anche nella lotta armata. Che così diventa più cieca. Più violenta. Emulatrice e persino più dura da battere.