L’Europa ha bocciato l’Italia. Troppi debiti, niente riforme strutturali. Risultato quello 0,3% di spese per investimenti su cui speravamo di contare da quando abbiamoe sultato per il ritorno tra i virtuosi, non ci sono più. Saccomanni, ministro del Tesoro, si è affrettato a spiegare che le misure richieste e gli interventi sul debito sono già tutti previsti. Peccato che, nell maggior parte dei casi, si tratta di misure affidate al vago percorso in Parlamento e alla spending review affidata a Cottarelli: sforbiciate che, come sempre, sono auspicate da tutti salvo essere altrettanto bloccate da decenni appena minacciano di diventare realtà. Purtroppo, ancora un avolta, il nostro paese si rivela immaturo agli occhi nternazionali. Quando a giugno uscimmo dalla procedura d’infrazione l’Europa chi porse sei raccomandazioni. Per esempio, ha ricordato Brunetta: portare a termine la riforma della PA; miglioramento dell’efficienza del sistema bancario; riforma del mercato del lavoro; riduzione della pressione fiscale; liberalizzazione delle public utilities; sostenibilità dei conti pubblici. Non ne abbiamo fatto nulla. Il punto, però, è che per essere virtuosi hanno pagato caro imprese e famiglie dal governo Monti in poi. La tentazinoe dell’autocritica p forte: altro che non chiedere gli aiuti per dimostrare di essere i primi della classe. Forse valeva la pena essere meno orgogliosi, chiedere gli aiuti, accettare il commissariamento della Bce e del Fondo monetario che ci avrebbero imposto ciò che dobbiamo fare che non riusciamo a portare a termine. In fondo, Irlanda e Spagna lo hanno fatto e oggi stanno meglio di noi.

 

E’ interessante a proposito di Irlanda e Spagna ciò che trovate qui: