MATTEO Renzi oggi chiederà la fiducia e spiegherà cosa ha intenzione di fare. Una nota di Palazzo Chigi, in tarda serata, sottolinea che «non è prevista, né ci sarà alcuna nuova tassa. L’orizzonte del governo è quello di una riduzione della pressione fiscale attraverso una rimodulazione delle rendite finanziarie e delle tasse sul lavoro». Una precisazione che arriva al termine di una giornata scandita da un’apertura a una maggiore tassazione sui Bot da parte di Graziano Delrio, alter ego del premier, che, allo stesso tempo, ha smentito l’idea di una patrimoniale chiesta, invece, da più voci nel centrosinistra.
Renzi si è dimostrato un leader sensibile alle difficoltà di ciò che resta del ceto medio, scelga la via dei tagli di spesa e sgomberi definitivamente il campo da quelle ipotesi inquietanti che potrebbero far pagare il conto alle stesse persone che dovrebbero beneficiare della riduzione della pressione fiscale. Il premier — qualunque misura prenda in nome del principio sacrosanto secondo il quale chi ha di più deve dare di più — fughi ogni dubbio sul fatto che le migliori intenzioni non mandino all’inferno chi, lavorando, ha risparmiato, messo su casa ai figli, incassato una liquidazione che ha, probabilmente, infilato in Bot o Btp, sperando di non averne bisogno. è un ceto medio che ha già dato.
E CHE CHIEDE chiarezza per non rivedere e rivivere ciò che ha già visto e vissuto, a partire da quella «rimodulazione delle rendite finanziarie» che, a seconda di come la si disegna, può andare a colpire grandi patrimoni come piccoli risparmiatori. Se così fosse sarebbe un passo falso.
Per evitarlo basta ricordare quanto sosteneva Luigi Einaudi per il quale la tassazione del risparmio era un fatto odioso poichè configurava una doppia imposizione: prima sul reddito guadagnato, poi su quello messo da parte. O ricordarsi dell’articolo 47 della Costituzione: «La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese».

 

Pubblicato su Qn di lunedì 24 febbraio 2014