Enrico Letta ha citato Luigi Einaudi: «Nella vita delle Nazioni l’errore di non sapere cogliere l’attimo può essere irreparabile». Il governo, dopo la giornata di oggi, esce più stabile, ma soprattutto cambia in parte la sua natura potendo contare non solo su una maggioranza da larghe intese, ma su una maggioranza politica vera e propria. E Letta sa bene — avendolo anche promesso in Parlamento — cosa significa: l’obbligo di correre sulla strada delle riforme. Tracciato del quale una pietra miliare non potrà che essere la revisione della spesa pubblica, compito affidato a un nuovo commissario di provenienza Fmi, Carlo Cottarelli. Vale la pensa soffermarsi su questo punto, il ritratto che ne fornisce l’agenzia Ansa è indicativo: Venticinque anni di lavoro al Fondo Monetario e sei alla Banca d’Italia. Le credenziali di Carlo Cottarelli, che il premier Letta (e il ministro dell’economia Saccomanni) vogliono come commissario alla spending review, appaiono sulla carta come le migliori garanzie per chi dovra’ affrontare il ‘moloch’ della spesa pubblica italiana e seguire le raccomandazioni degli organismi internazionali, seppure senza ‘’tagli lineari’’ come ha avvisato il presidente del Consiglio. Laureato a Siena e alla London School of Economics, i conti pubblici italiani Cottarelli, pur lavorando a Washington dal 1988 quando entro’ al Fondo dopo la Banca d’Italia e una breve esperienza all’Eni, li conosce bene. All’Fmi infatti e’ direttore del dipartimento affari di bilancio dal 2008 e in questi anni piu’ volte ha redatto e illustrato il Fiscal Monitor, ovvero il rapporto dove si analizzano i bilanci pubblici delle principali economie. Le sue posizioni (e quelle del Fondo) vedono cosi’ un riconoscimento all’opera di risanamento avviata dal governo Monti, con un esplicito appoggio alla riforma delle pensioni che ha trasformato il sistema italiano in uno dei migliori ‘nell’arco dei prossimi 20 anni sullo sviluppo della spesa pensionistica e dell’healthcare’’ Per il nostro paese, qualche
mese fa, l’economista ha rilevato come la sfida sia ‘’ridurre tassazione e spesa’’ distinguendo tra quella ‘’buona’’ come investimenti e infrastrutture l’educazione peraltro bassa in Italia e i ‘’trasferimenti a pioggia’’. Per Cottarelli le
‘’prove’’ di spending review fino a ora fatte non hanno fatto comprendere che hanno bisogno di ‘’un accordo bipartisan’’ e di anni. Una linea appunto su quella della Banca d’Italia e fatta propria da Letta che ha parlato di revisione con il cacciavite. Proprio nell’ultimo rapporto ‘Article IV’ dell’Fmi
sull’Italia si chiede, a partire dal 2014, ‘’una revisione della spesa pubblica da cima a fondo’’ per trovare i fondi che consentano di abbassare le tasse: dai tagli agli stipendi degli impiegati pubblici, fino alla sanita’ e agli enti locali come le province. Cottarelli ha apprezzato piu’ volte la riduzione del deficit operata dal nostro paese. Nel maggio scorso disse che ‘’il grosso dell’aggiustamento e’ stato fatto’’ approvando lo spostamento del carico fiscale dall’Irpef all’Iva. Dove l’economista non si stanca mai di ripetere di proseguire gli sforzi e’ nella riduzione del debito e nel far ripartire la crescita.