Io leggo fumetti. Va bene, non è un notizione. Però mi permetto, nel mio girovagare negli universi letterari, di consigliarvi l’ultimo Maxi Zagor. Chi non conosce le avventure dello Spirito con la Scure, specie se diversamente giovane? Chi non conosce le avventure di un eroe ‘positivo’ sotto tutti i punti di vista, la sua ansia di giustizia, il suo chiaro messaggio antirazzista, il suo credo libertario, il suo mondo fatto di misteri da risolvere? Ma questo nuovo albo (in edicola a 6,90 euro per 288 – densissime – pagine) mi pare superi, in qualità, molte chicche precedenti. Insomma, Moreno Burattini e la Bonelli-band hanno ben lavorato. Molti i motivi del mio elogio (sincero: ripeto, non sono un esperto, ma solo un lettore appassionato).

In primo luogo la trovata letteraria. Protagonista dei «Racconti di Darkwood» non sono solo Zagor e Cico, ma l’inventore del poliziesco. Nientepopodimeno che Edgar Allan Poe (già attore protagonista in altre avventure zagoriane). E quella che chiamo ‘trovata’ – forse sarebbe meglio classificarla come ‘intuizione narrativa’ – è bellissima nella sua semplicità. Poe fa parte di Altrove, servizio segretissimo che protegge gli Stati Uniti e di mestiere è scrittore. Uno scrittore sublime, inutile che lo ricordi ai lettori. Bene, in questa raccolta (sei racconti con una ‘cornice’ che introduce ognuno di essi) la penna immortale di Edgar racconta avventure (terrificanti, ovvio) con protagonista Zagor. Mai un attimo di pausa – io l’ho divorato in treno da Bologna a Livorno e già a Signa lo avevo finito… –, colpi di scena e, ecco l’altro aspetto che mi preme sottolineare, una filologica precisione storico-letteraria. C’è un presidente degli Stati Uniti (cui Zagor ha salvato la vita, ma che con i ‘pellerossa’ mal si muove) e uno scrittore alcolista eppure lucido indagatore dell’incubo. Non si va avanti con luoghi comuni, insomma, ma si definisce una cornice di sicuro valore e, diciamo così, verosimiglianza.

Terzo elemento da non sottovalutare la capacità di delineare i personaggi ‘non protagonisti’. Dal francamente antipatico capo di Altrove ai più accettabili agenti segreti. Molto buona l’idea di far leggere a Poe stesso i suoi manoscritti. Fantastico il finale. State tranquilli: non sono così crudele da rivelarlo. Di sicuro, posso dirvi che le matite e gli inchiostri sono di altissimo livello pur nelle loro diversità. E se questo mio parere è dettato da pura passione, su un punto sono certo di poter dire la mia con ragionevole certezza: i dialoghi. Vero, per Zagor sono sempre stati un punto di forza, eppur in queste 288 pagine raggiungono vette di assoluta bellezza.

In parole semplici, dunque, non mi resta che congedarmi conscio di aver fatto il mio dovere. Anche perché unire il divertimento all’apprendimento è pratica che dovrebbe guidare le nostre azioni quotidiane. Concetto spicciolo di assoluta verità.

Francesco Ghidetti