Lo aveva previsto nel Duemila, si è ripetuto cinque anni dopo. E adesso avverte: “Si pensa che la rivalutazione dei prezzi delle case sia una legge della natura, può essere invece un’illusione generalizzata”.

Robert Shiller, 67enne dal giudizio perentorio e il portamento distinto, è professore a Yale e uno dei cento economisti più influenti al mondo: ha ricevuto ieri il premio Nobel 2013 per l’economia assieme a Eugene Fama e Peter Hansen dell’università di Chicago. I tre scienziati si sono distinti per la “loro analisi empirica dei prezzi degli asset”, racconta la motivazione con cui l’Accademia reale di Svezia ha assegnato premio da otto milioni di corone (900 mila euro). Tre studiosi che hanno approfondito nel corso degli anni i valori di azioni, appartamenti, obbligazioni, derivati.

Shiller in particolare ha lasciato il segno con le analisi e le previsioni che forse avrebbero potuto cambiare (in meglio) il mondo se fossero state valutate più attentamente: all’inizio del nuovo millennio, in pieno boom tecnologico, predisse la bolla sui titoli legati ad internet e il loro successivo crollo, che mandò in fumo miliardi di capitalizzazione e costò fallimenti epocali. Nel suo libro “Euforia irrazionale“, era il marzo del 2000, l’accademico mostrava tutte le sue perplessità sull’ottimismo che dominava i mercati finanziari dell’intero mondo: le oscillazioni di Borsa, ragionava Shiller dopo un decennio di studi ispirati dal crash dei mercati americani nel 1987, non sono legate soltanto a dinamiche finanziarie, ad analisi fondamentali o tecniche, ma devono essere decifrate chiedendo aiuto alla storia, a sociologia e demografia o attraverso le tecniche di psicologia cognitiva. Gli scostamenti possono essere interpretati anche attraverso le categorie della paura, dell’avidità, dell’eccesso di sicurezza o del panico. E la razionalità dei mercati è quantomeno dubbia se perde l’orientamento al bene comune. Come dire: quando la finanza da strumento per il benessere delle comunità si trasforma in fine a sé diventa spesso irrazionale e pericolosa.

La riedizione del volume, di cinque anni successiva, svelava una nuova premonizione: il sogno americano di dare una casa anche a chi non poteva permettersela, l’abbondante liquidità e le aspettative di rialzo nei prezzi delle abitazioni avevano scavato un baratro ai piedi degli Stati Uniti, cioè del mondo: proprio Shiller, il padre dell’indice che porta il suo nome e stima il valore degli immobili, segnalò con forza il pericolo dei mutui subprime in un articolo su Wall Street Journal nel settembre del 2007, un anno prima del crac Lehman Brothers. Non male, un’altra previsione centrata in un mondo (non solo) accademico che soffre i conflitti di una scienza non esatta, di un’economia che “spiegherà domani perché quel che ieri aveva previsto per oggi non si è realizzato”.

E allora se Shiller ancora continua a ripetere che nemmeno oggi v’è certezza sull’andamento in ripresa nel prezzo delle case, Eugene Francis Fama ora ammette che i prezzi delle azioni sono estremamente difficili da anticipare nel breve periodo, nonostante le nuove informazioni vengano incorporate in tempi rapidissimi. Professore di Finanza all’università di Chicago, 74 anni, Fama per decenni ha sostenuto la razionalità dei mercati mentre il suo collega Lars Peter Hansen, 61 anni, ha sviluppato un modello statistico per testare le teorie che tentano di assegnare un valore corretto agli asset. Tutti e tre aspirano alla codificazione scientifica degli andamenti dei mercati finanziari, andamenti che una nutrita schiera di accademici continua a considerare random, casuali. Imprevedibili.

Dare il premio a Fama e Shiller – commenta l’economista Giacomo Vaciago – significa evidenziare che l’efficienza e l’instabilità dei mercati non sono due cose inconciliabili: i mercati, per quanto efficienti, non sono stabili“. Di parere opposto, come spesso accade in economia, lo studioso tedesco Helmut Reisen: “L’efficienza dei mercati finanziari contro l’esuberanza irrazionale, Fama e Shiller sono come l’acqua e il fuoco”.