Trasformazione da cooperativa a responsabilità limitata a società per azioni,  governance alla tedesca con l’inevitabile ridimensionamento del potere dei soci dipendenti: per la Banca popolare di Milano si apre un passaggio decisivo per la definizione delle strategie. La Banca d’Italia dà i risultati di una delle ispezioni più attese  (assieme a quelle di Mps) degli ultimi anni, dopo 200 giorni di verifica dei suoi ispettori.
Al di là delle valutazioni dei dati contabili, pur rilevantissimi per l’istituto forte di ottomila dipendenti e più di un milione di clienti, si attende da palazzo Koch un nuovo pressing perché vengano del tutto modificati gli attuali assetti di governo della banca che vedono, grazie al voto capitario, i rappresentanti di dipendenti ed ex dipendenti in maggioranza nel consiglio di sorveglianza, al quale spetta l’elaborazione delle strategie dell’istituto.
Solo un mese fa l’assemblea dei soci aveva reso clamorosamente evidenti, se mai ce ne fosse stato bisogno, i profondi conflitti: il candidato alla presidenza del consiglio di gestione, il costituzionalista Giovanni Maria Flick espresso dal primo azionista Andrea Bonomi, era stato nettamente bocciato e battuto da Giuseppe Coppini, sostenuto da sindacati interni ed ex dipendenti. Lo stesso candidato dei soci non dipendenti, Pietro Lonardi, ha dovuto issare bandiera bianca riaccendendo i dubbi di sempre tra osservatori ed economisti: può una banca di queste dimensioni permettersi il voto capitario? Chi corre il rischio di investire  in un istituto dove non ha potere decisionale? Una struttura del genere non favorisce lobby e privilegi?
Una via mediana viene adesso indicata da parte del sindacato nel modello tedesco di gestione duale, di grande fascino istituzionale: nel consiglio di sorveglianza entrano in numero paritario i rappresentanti dei dipendenti e quelli del capitale, a cui spetta anche il presidente. La sorveglianza nomina poi i manager del consiglio di gestione. In Italia, grazie alla riforma Vietti, la governance in salsa berlinese è possibile ed è stata parzialmente applicata: con risultati generalmente apprezzati in Intesa Sanpaolo, più controversi in A2A. Vedremo quanto il governatore Ignazio Visco vorrà spingere sul rinnovamento di Bpm, mentre la Borsa sembra voler scommettere sul rialzo del titolo soprattutto in chiave di ipotetiche acquisizioni, malgrado la stroncatura di Deutsche Bank, che ha tagliato  il prezzo obiettivo di un quarto, e il declassamento dell’agenzia di rating Standard & Poor’s