A chi diavolo era venuto in mente, in un ministero romano, che “chi prima arriva, meglio alloggia”? Anzi, nel caso specifico: “chi prima arriva (via web), prende i contributi” per ricerca e sviluppo alle imprese. Era il ‘click day’, 6 maggio 2009. Il risultato di questa bella pensata: plafond di 1,62 miliardi di euro esaurito in 35 secondi, e fondi assegnati con il criterio della velocità e non del merito.

Insomma: tu azienda investi tempo e risorse in ricerca, per sviluppare nuove idee, prodotti, soluzioni tecnologiche, e per avere un contributo non conta quel che hai fatto ma solo quei 35 secondi di ‘gara’. Una follia: e poi ci chiediamo perché i nostri cervelli emigrano e le aziende non investono in ricerca e sviluppo?

A opporsi con successo a questa follia è stata Unindustria Bologna, l’associazione degli industriali (a cui si sono 328 aziende da tutta Italia) che ha fatto ricorso per illegittimità costituzionale contro questa procedura. Ricorso vinto in Cassazione.

Tutto è bene quel che finisce bene? Direi di no. Chissà che fine hanno fatto quelle aziende che quattro anni fa sono state escluse dal 36esimo secondo in poi: chissà se ce l’hanno fatta, se la loro idea innovativa le ha tenute in piedi o se sono morte per mancanza di quei fondi. Chissà se quei soldi sono stati comunque erogati ai cliccatori più veloci del web (credo di no, ma non si sa mai), e in questo caso chissà quando verranno recuperati. Chissà quando verrano ridistribuiti.

Quattro anni persi così, per una follia burocratica: chissà quando diventeremo un Paese normale.

 

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