Non pensiate che 140 caratteri siano troppo pochi: l’ebraico “Vayomer Elohim yehi-or vayehi-or” corrisponde al latino “Fiat lux“. Per la Creazione, sia pure raccontata a tappe come nei versetti della Genesi (“Fiat Lux” è il terzo) 140 caratteri bastano e avanzano. E basteranno anche per i tweet che Benedetto XVI – o meglio il suo staff – manderà dal 12 dicembre, festa di Nostra Signora di Guadalupe

Dagli affreschi di Giotto che raccontavano il Vangelo ai fino a @Pontifex (l’account twitter del Papa, con ‘varianti’ in 7 lingue), non c’è soluzione di continuità. La Chiesa Cattolica è sempre stata all’avanguardia nella comunicazione di massa, e quindi non deve stupire che un Pontefice 85enne, che da bambino scriveva con penna e calamaio, cominci a scrivere anche su Twitter.

Semmai, stupisce che sia arrivato così tardi. In fondo il Dalai Lama twitta da anni e la Chiesa stessa fa fa ormai larghissimo uso della Rete, dal Vaticano alle singole parrocchie, per divulgare Vangelo e iniziative. Può polemizzare per l’uso distorto di internet in generale e dei social network in particolare, ma sa benissimo come utilizzarli. Non a caso il prossimo passo (a breve: entro la fine dell’anno), sarà una app: “The Pope” per smartphone e tablet, che permetterà di seguire in diretta i discorsi e le omelie del papa, con tanto di webcam in Vaticano. 

Insomma: per diffondere la Parola di Dio quel che conta è la sostanza. La forma si adatta ai  (tweet) tempi.