Ad immaginare il futuro possibile dell’auto ci si è messa anche Google. E mica parliamo di quattroruote elettriche o a idrogeno: parliamo addirittura di auto senza conducente. Quello che abbiamo visto per decenni nei film di fantascienza, e che secondo Sergey Brin, cofondatore di Google, potrebbero davvero essere in commercio entro una decina d’anni: “Le automobili senza conducente possono fare strade più sicure, possono ridurre la congestione dei trasporti e dare una possibilità alle persone che non guidano, come i non vedenti, i disabili e gli anziani”. Google non si metterà a produrre auto, ma collaborerà con le industrie automobilistiche per lo sviluppo di vetture senza conducente. A tutt’oggi ha testato una dozzina di prototipi computerizzati su una distanza di circa 500 chilometri senza evidenziare particolari inconvenienti, guasti o incidenti.

Non credo davvero che fra dieci anni avremo davvero sul mercato queste auto. E allora, perché provarci, perché investire tempo e soprattutto denaro (che Google ha) in un progetto che non sarà redditizio per tantissimo tempo, anzi probabilmente non lo sarà mai?

Intanto, perché è così che si fa ricerca e sviluppo: non solo seguendo, interpretando o ‘indirizzando’ il mercato, ma inventandolo, creando nuovi “bisogni possibili” (vedi l’iPad: quattro anni fa non esisteva, oggi milioni di persone quasi non riescono a vivere senza).

Poi, perché in casi come questo chi arriva prima ha un vantaggio enorme, che i concorrenti significa anni di rincorsa di tecnologia, marketing, design: vogliamo parlare di quanto tempo ci ha messo Samsung a creare uno smartphone veramente competitivo con l’iPhone? Se davvero qualcuno metterà a punto questi droni a quattroruote, potrà fare come zio Paperone: tuffarsi in un deposito pieno di monete d’oro.   

Certo, forse sarebbe meglio rendere ‘di massa’ auto che inquinano meno delle nostre (elettriche, a idrogeno, come vi pare) prima di buttarsi sulla fantascienza. Ma questo spetta a chi le macchine già le produce…