“Vado, l’ammazzo, torno e passo alla prossima missione”: benvenuti nell’universo parallelo di GTA V, Grand Theft Auto 5: il videogame più violento, più costoso (256 milioni di dollari, budget ormai da sogno per i produttori di Hollywood) e più di successo della storia.

C’è una simil Los Angeles dove tre personaggi poco raccomandabili sparano, rapinano e uccidono senza troppi scrupoli: di volta in volta puoi scegliere quale impersonare. Dopo 5 anni di attesa, i fans sono andati in delirio: in Australia per ore sotto la pioggia battente, mentre in Italia lunedì sera alcuni negozi hanno anticipato la vendita alle 22, invece che a mezzanotte, dopo aver saputo che i concorrenti avevano già aperto i battenti. Scene a cui ci hanno abituato i nuovi smartphone o i superconcerti.
Questa volta però sono per una realtà virtuale che di gioco ha ben poco. Il confine fra vero e e finzione è talmente sottile da spezzarsi in molti passaggi. Una per tutte, quella di un interrogatorio che utilizza tecniche così ‘avanzate’ da essere borderline con la tortura. Una scena forte da vedere, figuriamoci da impersonare, sia pure virtualmente.
E’ davvero solo un passatempo, per chi ci passa ore e ore? («#GTA V, addio al primo trimestre»: un tweet che riassume il livello di ‘assorbimento’ degli appassionati). Per non farsi mancar nulla, da ottobre GTA V si giocherà anche online: basterà a placare in migliaia di fans la sete di protagonismo violento, di sparatorie, furti, omicidi e nefandezze varie? E soprattutto: quanti di loro riusciranno a conservare il senso del limite fra ciò che si può fare (impuniti, in un videogame) e quello che non si può fare nella vita reale?