Sono due mondi incompatibili. Date un iPhone in mano a un utente Samsung, e vi guarderà inorridito, dicendo: «Amo i sistemi aperti». Fate provare uno smartphone Android a un utente Apple, e dopo aver pasticciato un po’ ve lo restituirà lamentandosi: «Ti sembra uno schermo touch?». Due tribù, entrambe assolutamente certe della propria superiorià tecnologica, e ognuna composta da milioni di persone in tutto il mondo. Nessun rischio di sotterrare a breve l’ascia di guerra: «Dopo questa sentenza, tutti i produttori di auto dovrebbero pagare royalties al primo che ha avuto l’idea di mettere un motore a scoppio su una carrozza con quattro ruote», era un commento fra i più morbidi ieri in Rete.

E’ davvero una guerra dei mondi, e non solo per le risse verbali fra fans. La battaglia a suon di miliardi di dollari è fra due ecosistemi, quello dell’iOs Apple e Android, realizzato da Google e utilizzato da molti produttori, oltre a Samsung. Perché ormai non si tratta più di vendere solo un super telefonino, ma tutto quello che c’è ‘oltre’: app, programmi, musica, giochi, servizi, ecc. e ovviamente il tablet della stessa famiglia. Se poi si arriva fino a un computer o a un portatile, tanto meglio. Insomma, ogni cliente vale potenzialmente molto più di quel che spende nell’oggetto smartphone e l’ecosistema fa di tutto per tenerlo saldamente al proprio interno.

Samsung è la prima vittima eccellente di questa guerra nei tribunali, ma il vero obiettivo di Apple è contro Google. «Ho intenzione di distruggere Android, perché è un prodotto rubato. Sono disposto a fare una guerra termonucleare per questo»: parole di Steve Jobs nella sua autobiografia. Stabilendo il confine di quel che è stato ‘rubato’, cioè copiato, i giurati di San José hanno messo una parola importante nel dibattito filosofico, prima che giuridico, sul diritto d’autore: l’innovazione va fatta per grandi balzi, non per limature, piccoli passi, varianti minime, e il «copiaeincolla» di idee, design, funzionalità non è ammesso. Eppure ci sono ’funzionalità innovative’ che dopo un po’ diventano di uso comune (come quel motore a scoppio sulla carrozza): chi deciderà quanto tempo deve passare perché un’idea originale sia diventata davvero di uso comune e possa essere ‘copiata’?