SONO PASSATI due mesi da quando il Senato, tra innumerevoli polemiche e inversioni di rotta, ha approvato il disegno di legge sulle Unioni Civili. Adesso è arrivato il momento di riparlarne perché entro la settimana l’Italia dovrebbe avere la sua legge. Una legge che sembra non accontentare nessuno, ma che ovviamente viene presentata dal nostro presidente del Consiglio come una straordinaria vittoria. Ma vittoria di chi? Giuseppe L. Milano

COMPRENSIBILE la domanda del lettore perché fin dall’inizio c’è chi avrebbe voluto una legge più coraggiosa (nel testo che aspetta l’ok definitivo non c’è alcun riferimento alla stepchild adoption e l’unione civile tra persone dello stesso sesso viene definita come «specifica formazione sociale», per esempio, e non come «matrimonio») e chi invece avrebbe voluto una legge più restrittiva o non l’avrebbe voluta affatto. D’altro canto, il testo uscito dal Senato è frutto di un accordo, ovviamente al ribasso, tra le varie forze politiche. Intanto i Tribunali hanno continuato a darsi da fare: dalla fine di febbraio ad oggi sono 5 le sentenze che hanno consentito ad altrettante persone di adottare il figlio del partner. Come dire, la stepchild adoption, uscita dalla porta, è rientrata dalla finestra. Ma non è detto che lo stop a queste unioni civili sia, da un lato, la sconfitta di una buona legge e, dall’altro, la vittoria degli integralisti dentro il Pd e fuori. Questa volta sembra ai più che sia il frutto del buon senso. [email protected]