Un’accusa pesante come un macigno – omicidio volontario continuato – quella che ha portato all’arresto di un’infermiera professionale dell’ospedale di Piombino. È accusata di aver ucciso 13 pazienti somministrando loro un farmaco non previsto dalle terapie prescritte. Dopo Como, dopo Ravenna un’altra orribile storia. E non parlatemi di stress e turni di lavoro massacranti, questi sono delle vere criminali. Anna Barbaro, Milano

QUANTO medici e infermieri sbaglino (per dolo, ma non solo) e quanto sia diffuso questo problema, è ancora poco chiaro, soprattutto in Italia. Gli errori (o gli orrori) in medicina hanno un costo, un conto molto salato per tutta la collettività. Senza considerare il valore inestimabile delle vite umane sacrificate, le ricadute economiche indirette sull’intero sistema sanitario sono enormi. Quindi, meglio qualche volta far finta di niente. Molto spesso anche chi dice di aver voluto portare sollievo, ammazza persone che, sì, erano malate, ma che non avevano certo chiesto di morire. L’angelo della morte è un serial killer. In Italia, in pochi mesi, ne sono stati arrestati tre. Tanti da sollecitare un’indagine seria su quello che succede in corsia, pochi per scatenare un vero e proprio allarme. Anche perché i vecchini che perdono la vita in ospedale hanno meno appeal e sono meno «commerciali» rispetto ad altre morti. Non ci sono spargimenti di sangue. E non c’è il drammone tra coppie in crisi. Ma non di meno quei poveretti (e le loro famiglie) aspettano (pretendono) giustizia. l[email protected]