CONTINUA a scatenare polemiche, anche dopo la sua difficile approvazione, la legge che introduce nel nostro ordinamento la nuova fattispecie del reato di omicidio stradale. Sull’onda lunga delle emozioni (e delle sacrosanti richieste avanzate in tante occasioni dalle famiglie delle vittime) si è votato un testo che rischia di avere gravi conseguenze e non rappresentare un vero deterrente per i pirati della strada. Umberto F. Milano

SALUTATA da molti con un «finalmente», la legge rischia di trasformarsi addirittura in un «arretramento verso forme di imbarbarimento del diritto penale». Il nuovo impianto normativo, infatti, prevede condanne molto severe, oltre alla sanzione accessoria della revoca della patente e all’arresto in flagranza di reato nei casi più gravi, non solo per chi si mette alla guida sotto effetto di droga o di alcool, ma anche per chi effettua manovre pericolose. Cioè, la legge considera omicidio stradale anche casi come l’incidente conseguente al superamento dove c’è la striscia continua o il passaggio col semaforo rosso. Cose che magari si possono fare pure per distrazione. Ma tant’è, l’emotività richiedeva risposte forti. Peccato che siamo gli ultimi in Europa in materia di controlli stradali, e non per l’assenza di norme severe. Piuttosto perché in periodi di crisi, costa meno annunciare nuovi reati.
[email protected]