Allora l’Istat, attraverso il suo annuale rapporto, attesta per l’ennesima volta che i giovani d’oggi (così «spregiudicati» a parole) preferiscono restare sotto l’ala protettiva di mamma e papà. Sempre più trentenni rimangono con i genitori, si formano meno famiglie, nascono meno bambini. Tutto viene spostato in avanti, a cominciare dal matrimonio, si rimanda il primo figlio e anche l’età nella quale si diventa nonni. Insomma siamo messi proprio male… F. Molinari, Milano

NOVELLI Peter Pan, eterni adolescenti che alle incognite della vita preferiscono la tranquillità delle pareti di casa, la cucina di mamma, la biancheria sempre pulita, insomma tanta libertà ed un servizio che neanche in un hotel a cinque stelle. È la fotografia del giovani italiani, quelli, per dirla coi numeri, che due volte su tre preferiscono rimanere a casa sino ad oltre i 30 anni. L’Italia, insomma, guida la classifica poco invidiabile dei giovanottoni mammoni. I motivi? Più d’uno, dal fatto che da noi ci si sposa di meno, alle maggiori difficoltà rispetto all’estero di trovare un lavoro che permetta di essere del tutto indipendenti. Al di là delle generalizzazioni è del tutto inutile negare che l’Italia sia affetta, oltre che da tanti altri mali, anche dalla piaga dei suoi Tanguy! A spiegare il fenomeno si sono scomodati tanto i guru delle scienze sociali che illustri economisti. Ma un dato sembra incontestabile: per malinteso senso d’amore, oggi i genitori pensano che frustrazioni e dolori siano inutili zavorre nella mongolfiera dei figli. [email protected]