IL GRAN GIORNO  è arrivato: oggi Letizia Ruggeri, il pubblico ministero del processo sull’omicidio di Yara Gambirasio, farà finalmente la sua richiesta di condanna e non potrà che chiedere l’ergastolo per Massimo Bossetti l’unico imputato di questa terribile storia. Tutto chiarito? No, perché sono tante le domande che non trovano risposta, almeno nella mia testa, in questa pazza pazza inchiesta che mai sarebbe dovuta approdare in un’aula di Corte d’Assise. Anna Antonelli, Bergamo

CI SONO voluti quasi quattro anni, dal 26 novembre 2010 al 16 giugno 2014: anni di ricerche, test, paure e speranze. Alla fine il quadro ha trovato la sua cornice, il mostro è stato dipinto. Barba e sopracciglia ossigenate, capelli biondi, faccia da “bravo ragazzo” e una famiglia in casa. Però qualsiasi sarà il verdetto della Corte in questa tragedia rimane un buco nero. Come Yara sia finita nelle mani del suo assassino e perché Bossetti, o chiunque sia stato, l’abbia uccisa. Inutile negarlo, manca l’evidenza di un movente. Quando il 16 giugno scorso, scoprimmo il volto di colui che venne arrestato perché ritenuto l’assassino della povera Yara, una delle prime domande che ci siamo posti è: perché quell’uomo avrebbe ucciso una ragazzina indifesa?In mano alla Procura c’è un indizio schiacciante: il dna del muratore sugli indumenti intimi di Yara. Però continuano a mancare l’arma del delitto e il movente. Manca una vera storia. Di Bossetti ormai sappiamo tutto. Ma perché avrebbe dovuto uccidere Yara? [email protected]