Da quando è arrivato a Palazzo Chigi, Matteo Renzi non ha smesso di stupirci e adesso, fra le polemiche di tutti, vuol mettere mano anche alle sovrintendenze. Da una parte i decreti attuativi della riforma Madia della pubblica amministrazione che le inquadrano alle dipendenze dei prefetti e dall’altra la riforma Franceschini che prevede la nascita di strutture uniche cancellando le precedenti specializzazioni: si salvi chi può. Franco Corno, Milano

QUALCUNO (e non uno qualsiasi, bensì Antonio Paolucci, attuale direttore dei Musei vaticani) pensa che dietro la decisione di Renzi ci sia una sorta di vendetta postuma rispetto ai veti che la sovrintendenza fiorentina mise all’allora sindaco di Firenze. Al di là di questo «volgare» retroscena, la stragrande maggioranza degli esperti considera «sconcertante» l’abolizione di queste strutture a favore di un’organizzazione unica che diventerà «un mostro pluridisciplinare» e che rischia di avere conseguenze disastrose sulla tutela dei beni culturali perché «comanderà la politica». Un soprintendente che viene nominato dal governatore di una Regione potrebbe – è il rischio paventato dai più – , diventare un docile strumento nelle sue mani. Non solo, il ministro Franceschini insiste sulla necessità di portare a reddito il patrimonio culturale, in realtà quel patrimonio prima che a fare quattrini dovrebbe servire a fare degli italiani un popolo con specifiche caratteristiche culturali… Ma forse è chiedere troppo. [email protected]