VENTICINQUE gruppi provenienti da diverse tifoserie calcistiche si sono presentati in Senato per chiedere a cambiamenti legislativi nelle norme che regolano la lotta alla violenza, dal daspo alle barriere nelle curve. L’ ultras «sorvegliato speciale» è andato oltre, dibattendo su fumogeni e striscioni estemporanei, manifestazioni e cortei sportivi, tessera del tifoso facoltativa. Sarà una frase fatta ma l’Italia è proprio una strano Paese.
Gianni Molinari, Milano

SEMBRA QUASI che a non voler una volta per tutte sconfiggere il fenomeno ultras (salvo poi versare lacrime ipocrite ogni qualvolta succede qualche disordine allo stadio) siano le stesse istituzioni che nelle curve trovano bacini di voti, gruppi di pressione, zone franche dove si sviluppa il terreno fertile del mercato clandestino della droga, con gente che guadagna fino a 4.000 euro al mese, spacciando droga, vendendo biglietti o materiale con marchio non autorizzato del tifo organizzato. Una vergogna, uno schiaffo al tifo vero e passionale oppresso da leggi assurde, adottate per colpa di questa gentaglia che dovrebbe stare in galera da anni e invece gira ancora a piede libero, con libertà di parola. Che il mondo del tifo si presenti in Senato con gli ultras, tra cui un condannato come l’atalantino Bocia e pretenda di dettare regole sulla sicurezza negli impianti sportivi proprio non è tollerabile. Ma evidentemente non c’è limite al peggio. [email protected]