COME nei periodi peggiori dei governi Berlusconi si è tornati a parlare di giustizia e dei rapporti sempre molto difficili nel nostro Paese fra i politici e i magistrati. E quindi la rivendicazione della libertà e autonomia da parte dei secondi, la volontà (neppure troppo celata) da parte dei primi di disciplinare l’azione dei pm. In mezzo ci stanno i cittadini che continuano ad avere una giustizia lentissima.
Marco C. Milano

PROPRIO COSÌ, la nostra è una giustiza lumaca e chi arriva a sentenza in Italia può considerarsi un record man (o un miracolato). Su questo poco invidiabile aspetto arriva ora la conferma (l’ennesima, peraltro) della Commissione europea: i processi nel nostro Paese durano troppo. Secondo il rapporto sulla giustizia nell’Unione nel 2014 ci volevano oltre 500 giorni per ottenere un giudizio di primo grado in un processo civile e amministrativo. Solo a Malta e a Cipro ci vuole più tempo, mentre in tutti gli altri Paesi che hanno fornito i dati la durata dei processi è decisamente inferiore e in una dozzina di questi, fra cui la Germania, servono meno di 200 giorni. Così prepariamoci ad una nuova rampogna: il mese prossimo la Commissione pubblicherà le sue raccomandazioni Paese per Paese, che ribadiranno, nel caso dell’Italia, la richiesta di fare ulteriori sforzi per accelerare i tempi della giustizia civile.

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