di Alessandro Farruggia

Imran Khan ha vinto le elezioni politiche in Pakistan. L’unico paese musulmano che sia anche potenza nucleare ha una nuova leadership. Vince l’ex campione di cricket leader di un partito populista anticorruzione che ha promesso di creare uno stato sociale islamico, con educazione e protezione sanitaria per tutti, più lavoro, meno privilegi per le classi agiate. Il Pakistan Tehreek-e-Insaf (Pti) di Khan, ha conquistato la maggioranza relativa in Parlamento, 116 seggi (ne aveva 35), il suo principale avversario, la Lega Musulmana del  Pakistan (Pml-N), si è fermato a 64 (ne aveva 166) mentre il Partito Popolare del Pakistan (Ppp) ne ha ottenuti 43 (ne aveva 42), candidandosi a potenziale ago della bilancia in una possibile coalizione di governo. Per avere una maggioranza in parlamento servono 137 seggi, e quindi Khan avra bisogno di allestire una coalizione o più semplicemente trovare parlamentari che lo appoggino. Lavorando su indipendenti e piccoli partiti Imran Khan non dovrebbe avere difficoltà a farcela.

Khan aveva gia’ rivendicato giovedi’ la vittoria, con  un discorso in tv dalla sua abitazione a Islamabad. Shabbaz Sharif, fratello dell’ex premier Nawaz Sharif, travolto dai Panama Papers e attuale leader del Pml-N, aveva denunciato parlato di “brogli eclatanti”, ma ieri il Pml-N ha riconosciuto la vittoria di Imran Khan. “Nonostante tutte le nostre riserve _ ha detto oggi in conferenza stampa a Lahore il leader del PML-N, Shahbaz Sharif _  rispetteremo il mandato del PTI. Vogliamo che in Pakistan fiorisca la democrazia, anche se imperfetta: faremo una seria opposizione”. E già questo è positivo.

A favore di Imran Khan, popolare sportivo e campione dell’anticorruzione, si sono mosse due forze potenti: i militari e i servizi segreti pakistani, che da tempo avevano rotto con i tre volte premier Nawaz Sharif, già protegè dei militari caduto poi in disgrazia per le sue aperture all’India e per il suo tentativo di rescindere i legami tra i militari pakistani e i gruppi militanti e terroristici della regione, che venivano storicamente utilizzati dall’estabilishment militare pakistano come asset strategico _ il caso più eclatante è quello dei talebani in Afghanistan _ in chiave anti-indiana.

La fine della parabola poltica di Nawaz Sharif è stata causata dall’azione del potere giudiziario, ma in Pakistan è opinione diffusa che la giustizia pakistana abbia agito _ probabilmente sulla base di reali episodi di corruzione _ su sollecitazione dei militari e dei servizi segreti. Liberatisi di Sharif, i militari hanno appoggiato il “nuovo” Khan. Che se e’ appoggiato da loro pero’ cessa di essere “il nuovo” e diventa mantenimento degli equilibri di potere. Se è vero che è stato appoggiato dai militari ed e’loro funzionale, va pero’ anche detto che Khan ha anche saputo gestire con efficacia la voglia di cambiamento della popolazione e che ha un suo consenso reale. Stara’a lui guadagnarsi una qualche autonomia dai suoi sponsor. Ma sara dura.

Nel processo elettorale ci sono state distorsioni, mancanza di pari opportunità e probabilmente anche brogli localizzati, ma vista la scala dell’affermazione di Imran Khan, non in una misura tale da essere stati determinanti. La missione degli osservatori Ue ha dichiarato che la campagna elettorale per le elezioni generali, svoltesi in Pakistan mercoledi’ scorso, “e’ stata caratterizzata da mancanza di uguaglianza”. “Sebbene ci siano state diverse misure legali, volte ad assicurare pari condizioni _  ha detto il capo della missione di osservatori Ue, Michael Gahler _ abbiamo concluso che si e’ verificata una mancanza di equita’ e di opportunita’ tra i candidati”.

Khan ha promesso rapporti meno stretti con la Cina e con gli Stati Uniti, apertura ad un processo di pace in Afghanistan (ma senza rinnegare le ingerenze pakistane del passato e il ruolo chiave del Pakistan nel paese vicino) e persino non chiusura all’India. Sulla Cina ha espresso la volotà di mantenre un canale aperto e relazioni positive, anche se non come il suo predecessore. “La nostra crisi economica _ ha detto nel suo discorso nel quale ha dichiarato la sua  vittoria _ è tale che vogliamo intrattenere buone relazioni con tutti i nostri vicini. La Cina ci offre un’enorme opportunità, attraverso la CPEC, di utilizzarla e stimolare gli investimenti in Pakistan. Vogliamo imparare dalla Cina come hanno fatto 700 milioni di persone a uscire dalla povertà . L’altra cosa che possiamo imparare dalla Cina sono le misure che hanno adottato contro la corruzione.” Sull’Afghanistan è parso pragmatico, ma mantenendolo nell’orbita di influenza di Islamabad. “Il popolo afghano ha bisogno di pace. Vogliamo la pace. Se c’è pace in Afghanistan, ci sarà pace in Pakistan. Faremo tutto il possibile per raggiungere la pace in quel paese. Vogliamo avere un giorno frontiere aperte con l’Afghanistan”.

All’America _ dalla quale viene visto con sospetto _ ha chiesto una relazione più equilibrata. “Con gli Stati Uniti _ ha detto _ vogliamo avere una relazione reciprocamente vantaggiosa  fino ad oggi, la relazione è stata in una sola direzione, gli Stati Uniti pensano che questo ci aiuti a combattere la loro guerra ma vogliamo che entrambi i paesi ne traggano vantaggio, vogliamo una relazione equilibrata“.

Ed interessante è anche quanto ha detto sull’India. “Penso che sarà molto positivo per tutti noi avere buone relazioni con l’India. Dobbiamo avere legami commerciali, e più commerceremo, più ne trarremo vantaggio entrambi i paesi. La sfortunata verità è che il Kashmir è una questione centrale, e la situazione in Kashmir, e ciò che il popolo del Kashmir ha visto negli ultimi 30 anni hanno realmente sofferto. I leader di Pakistan e India dovrebbero sedersi a un tavolo e cercare di risolvere il problema. In questo momento siamo al punto di partenza [con l’India]. Se la leadership indiana è pronta, siamo pronti a migliorare i legami con l’India. Se lei fa un passo avanti, noi faremo due passi avanti“. Se queste sono solo parole lo dirà la storia.