Di Alessandro Farruggia
Se non ora, quando? Con i cinque anni più caldi dalla nascita della metereologia moderna misurati negli ultimi cinque anni (2016, 2015, 2017, 2018 e 2014, in ordine decrescente) e i 20 più caldi negli ultimi 22 anni il trend di riscaldamento dell’atmosfera è charissimo anche a chi vorrebbe mettere la testa sotto la sabbia. E lo stesso sono le emissioni di gas serra, con la Co2 (il più importante di essi) che è tornata a salire. Come disse Greta Thunberg: “Lo capirebbe anche un bambino, bisogna tagliare le emissioni di gas serra”. Già. E sono i bambini, o meglio, i ragazzi, i giovani, ad averlo capito. Sono loro a gridare. “Il Re è nudo”. Le manifestazioni in quasi duemila città di 112 Paesi sono una ventata di cambiamento, potente e inattesa.
Dopo anni di disillusioni, di vertici ambientali all’insegna del “volemose bene” e del politicamente e ambientalmente corretto che producevano molte (belle) parole, tonnellate di accordi tecnici e di solenni dichiarazioni politiche ma ben pochi fatti i ragazzi hanno capito che no, non ci so poteva fidare degli adulti se si voleva avare un pianeta ancora vivibile. Bisognava prendere il futuro nelle proprie mani, e gridare che il re è nudo. Così oggi è nata la protesta globale. Dalle ceneri di Parigi e di un processo negoziale che sinora non ha minimamente invertito l’aumento delle emissioni di gas serra, che sono passate dalle 11.4 mgigatonnellate del 1960, alle 22.4 del 1990 alle 37,1 gigatonnellate del 2018. Il 1990 è l’anno base per i negoziati climatici, e vedere che da allora le emissioni sono aumentate del 65% è la certificazione del fallimento. La dimostrazione che serve qualcosa di più e di diverso se non vorremo che a fine secolo il conto del riscaldamento climatico superi largamente i 2 gradi, linea immaginaria del climaticamente accettabile secondo l’Ipcc e si attesti – così sarebbe senza azioni estremamente robuste sulle emissioni _ attorno ai tre gradi.
I ragazzi si sono mossi, ma questa non è Disneyland, o Hollywood, ma un mondo nel quale gli interessi reali, quelli di chi inquina, sono ancora potenti. E continueranno a remare contro il cambiamento. La protesta di oggi serve a dare una scossa, ma se non sarà seguita da una mobilitazione continua, sarà solo uno scossa NELLA normalità e non ALLA normalità e non cambierà nulla. Gli inquinatori continueranno ad inquinare, gli ambientalisti a protestare, i politici a promettere. La protesta di oggi può essere l’inizio di una strada nuova. O la sua fine. Dipende dai giovani. E questo qualche speranza la lascia. Stupiteci.
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