Alessandro Farruggia

ROMA 7 gennaio 2019 _ E’ sempre più difficile negare la realtà mettendo la testa sotta la sabbia: il cambiamento climatico avanza, anche qui e ora.  Il 2018 è stato l’anno più caldo dal 1800 ad oggi per l’Italia. A dirlo è l’istituto ISAC del CNR. “Con una anomalia di +1.58°C sopra la media del periodo di riferimento (1971-2000) _ spiega in una nota _ ha superato il precedente record del 2015 (+1.44°C sopra la media).A parte i mesi di febbraio (con un’anomalia negativa) e marzo (in media rispetto al trentennio di riferimento), tutti gli altri dieci mesi del 2018 hanno fatto registrare anomalie positive e nove di essi di oltre 1°C rispetto alla media.Particolarmente eccezionali sono stati i mesi di gennaio (il secondo gennaio più caldo dal 1800 ad oggi con una anomalia di +2.37°C rispetto alla media) e aprile (il più caldo di sempre, con un’anomalia di +3.50°C rispetto alla media)”. “Con 1.52 siamo già oltre il limite di 1.50 gradi fissato dall’IPCC e dall’accordo di Parigi come obiettivo al quale tendere per evitare conseguenze gravi, e questo è preoccupante” osserva Michele Brunetti responsabile della Banca dati di climatologia storica dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima, l’ISAC CNR.

“L’anomalia del 2018, se presa in esame singolarmente _ prosegue il Cnr _  non ci permette di trarre conclusioni relativamente alle tendenze in atto; tuttavia, se vista nel contesto degli ultimi 220 anni di storia climatica dell’Italia, è l’ennesima conferma del fatto che siamo in presenza di un cambiamento climatico importante per il nostro paese. Significativo è il fatto che tra i 30 anni più caldi dal 1800 ad oggi 25 siano successivi al 1990.L’eccezionalità del 2018 non ha interessato solo l’Italia, ma anche altri paesi europei. L’anno appena concluso è risultato il più caldo da quando sono disponibili osservazioni anche per Francia, Svizzera, Germania e Austria”.

Tiutto questo produce già oggi danni e fa vittime. “Nubifragi, siccita’, ondate di calore sempre piu’ forti e prolungate, fenomeni meteorologici sempre piu’ intensi ed estremi dovuti in primis ai cambiamenti climatici _ osserva il rapporto di Legambiente e Unipol assicurazioni _ stanno causando danni ai territori e alla salute dei cittadini. Nel 2018 in Italia sono state 32 le vittime in 148 eventi estremi che si sono succeduti lungo tutta la penisola; 66 sono i casi di allagamenti da piogge intense; 41 casi, invece, di danni da trombe d’aria, 23 di danni alle infrastrutture e 20 esondazioni fluviali. Tutto questo si colloca in uno scenario per cui la tendenza e’ quella di un costante peggioramento delle condizioni climatiche che rende oggi non piu’ rinviabile intervenire anche sul fronte dell’adattamento ad un clima che cambia, con l’obiettivo di salvare le persone e ridurre l’impatto economico, ambientale e sociale dei danni provocati”. Dal 2010 sono 437 i fenomeni meteorologici  che, secondo Legambiente/Unipol,  hanno provocato danni nel territorio italiano (264 i comuni dove si sono registrati eventi con impatti rilevanti) che hanno fatto complessivamente 189 morti. Dal 2010 ad oggi si sono verificati 140 casi di allagamenti da piogge intense, 133 casi di danni alle infrastrutture da piogge intense con 69 giorni di stop a metropolitane e treni urbani, 12 casi di danni al patrimonio storico, 17 casi di danni provocati da prolungati periodi di siccita’, 80 eventi con danni causati da trombe d’aria, 17 casi di frane causate da piogge intense, 68 giorni di blackout elettrici e 62 gli eventi causati da esondazioni fluviali.

A livello globale _ secondo il WMO, l’organizzazione metereologica mondiale presentati in un rapporto provvisorio sul 2018 _ il 2018 è stato il 4° più caldo. “La temperatura media globale per il periodo da gennaio a ottobre Il 2018 è stata dello 0,98 ±0.12°C sopra il livello di base dell’epoca preindustriale (1850-1900). Gli ultimi quattro anni (2015, 2016, 2016, 2017 e 2018)_ sono i quattro anni più caldi della serie e il 2018 è il meno caldo dei quattro. In contrasto con il due anni più caldi il 2018 è iniziato con una flebile La Niña, condizione tipicamente associate a temperature globali relativamente più basse. I 20 anni più caldi si son tutti verificati negli ultimi 22 anni“.

“L’aumento dei livelli dei gas serra in atmosfera _ ricorda il Wmo _ è un fattore chiave del clima. Il cambiamento e le concentrazioni in atmosfera riflettono un equilibrio tra le emissioni dovute all’uomo e l’assorbimento netto da parte della biosfera e degli oceani. Nel 2017,
le concentrazioni di gas serra hanno raggiunto nuovi massimi, con CO2 a 405,5±0,1 parti per milione (ppm), CH4 a 1859±2 parti per miliardo (ppb) e N2O a 329,9±0,1 ppb. Questo significa rispettivamente il 146%, 257%, 257% e 122% dei livelli preindustriali (prima del 1750)”. Il riscaldamento rispetto ai livelli preindustriali ha già raggiunto 1 grado, e prosegue al lvello di 0,2 gradi per decade, il che significa che senza interventi di riduzione sostanziale delle emissioni avremo globalmente un riscaldamento-monstre di circa 4 gradi al 2.100.

Di fronte a tutt questo gli Stati non riscono a passare all’azione in maniera adeguata alle necessità. Mentre gli stati balbettano, il Papa torna invece ad alzare la voce per esortare gli stati ad avere più ambizione sul tema dei cambiamenti climatici. “Alla luce del consenso raggiunto alla recente Conferenza internazionale sul clima (COP-24) svoltasi a Katowice _ ha detto Francesco parlando al corpo diplomatico accreditato _ auspico un impegno piu’ deciso da parte degli Stati a rafforzare la collaborazione nel contrastare con urgenza il preoccupante fenomeno del riscaldamento globale“. “La Terra – ha ricordato – e’ di tutti e le conseguenze del suo sfruttamento ricadono su tutta la popolazione mondiale, con effetti piu’ drammatici in alcune regioni. Ripensare il nostro destino comune nel contesto attuale significa anche ripensare il rapporto col nostro Pianeta”. Agli ambasciatori il Papa ha sottolineato che “anche quest’anno indicibili disagi e sofferenze provocate da alluvioni, inondazioni, incendi, terremoti e siccita’ hanno colpito duramente le popolazioni di varie regioni del continente americano e del sud-est asiatico”. Per questo, ha concluso, “tra le questioni su cui e’ particolarmente urgente trovare un accordo in seno alla comunita’ internazionale vi e’ dunque la cura dell’ambiente e il cambiamento climatico”. In questo contesto il Papa ha menzionato anche l’Amazzonia, “che sara’ al centro della prossima Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi prevista in Vaticano nel mese di ottobre, la quale, pur trattando principalmente dei cammini di evangelizzazione per il popolo di Dio, non manchera’ anche di affrontare le problematiche ambientali in stretto rapporto con le ricadute sociali”. Un messaggio quest’ultimo dedicato al nuovo presidente brasiliano Bolsonaro, scettico sui cambiamenti climatici e portatore di politche anti ambientaliste, in primis per la “valorizzazione”, leggi distruzione, dell’Amazzonia.