di Alessandro Farruggia
Roma, 28 11 2018 _ Uno squarcio di luce in fondo al tunnel della vicenda Regeni. Nonostante la ragion di stato abbia consigliato al governo italiano di dimenticare la linea dura e far prevalere un approccio soft con il governo egiziano, la giustizia italiana non molla e fa il suo corso.
La procura di Roma formalizzerà a breve le prime iscrizioni nel registro degli indagati nell’ambito del procedimento per il sequestro e l’uccisione di Giulio Regeni. Sono gli uomini che hanno effettuato il rapimento e quelli che hanno messo in atto il depistaggio per complicare la ricerca della verità su quanto avvenuto tra il 25 gennaio e il 4 febbraio del 2016 al Cairo. Un sequestro che, è sempre più palese, è maturato all’interno degli apparati di sicurezza egiziani.
L’iscrizione nel registro degli indagati riguarderà una decina tra poliziotti e ufficiali della National Security egiziana identificati nei mesi scorsi dagli uomini del Ris e dello Sco. Cinque avrebbero partecipato al rapimento, cinque al depistaggio. Tra i primi ci sarebbero il maggiore Magdi Ibrqaim Abdlaal Sharif, il capitano Osan Helmy, e altre tre persone. Tra i secondi il colonnello Mahmud Handy e altri quattro.
Le indagini sui tabulati telefonici hanno dimostrato il collegamento tra gli agenti che si occuparono di tenere sotto controllo Giulio tra dicembre 2015 e gennaio 2016, e gli ufficiali della National Security coinvolti nella sparatoria con la presunta banda di criminali uccisi il 24 marzo 2016 a cui gli egiziani provarono ad attribuire l’omicidio.
È quanto emerge al termine dell’incontro tra inquirenti italiani ed egiziani avvenuto oggi al Cairo alla presenza del procuratore generale della Repubblica Araba d’Egitto Nabeel Sadek e del pm Sergio Colaiocco. Sebbene le due procure ribadiscano in una nota congiunta la volontà di collaborare per arrivare all’individuazione dei responsabili dell’omicidio, almeno formalmente gli italiani provano a imprimere un’accelerazione dopo mesi di stallo nei quali non si sono fatti ulteriori passi in avanti, nonostante l’individuazione degli agenti di polizia e servizi segreti coinvolti. Adesso la procura italiana fa un passo in avanti.  Comunque, è una svolta.