Gentile signor De Carlo, ci siamo scandalizzati dell’inettitudine, la litigiosità, l’inerzia e i privilegi dei politici a cui , legittimamente, chiediamo di fare presto riforme e rinunce perché il diffuso sentimento di rabbia non diventi qualcosa di peggio, ma un articolo di ieri di Andrea Cangini
su La Nazione fa sembrare deputati e senatori quasi ‘vittime’ del fenomeno del sabotaggio burocratico.

La capacità dell’apparato burocratico di vertice, con
ragioniere generale dello Stato , direttori di dipartimento e capi dell’ufficio legislativo, di condizionare i governi che si sono alternati da vent’anni pare sia così forte da far dire ad un ex ministro diessino, in anonimato!, che quelle 15-20 persone sono “il vero e inamovibile potere italiano” e che il via
libera ad ogni provvedimento “viene concesso solo se i provvedimenti rientrano nella visione politica del ragioniere generale , in caso contrario vengono negati o subordinati a scelte politiche diverse.”

Sicuramente i burocrati ministeriali scrivono i decreti attuativi delle leggi in stile criptico e affrontando i problemi concreti parzialmente il che, dal punto di vista fiscale ad esempio, ha creato infiniti dubbi su come applicare le norme.

Sabino Cassese, ex ministro del governo Ciampi e giudice costituzionale, dice che il fatto che i governi ,frequentemente di breve durata o poco coesi o con una leadership modesta, hanno favorito il formarsi di sacche di amministrazione che portano l’Italia in una direzione diversa da quella voluta dalla politica. Un potere ristretto a uomini lautamente remunerati difficile da scalfire, una super casta consolidatasi nel tempo e con cui Enrico Letta si dovrà confrontare se vuole
ridimensionare davvero la spesa pubblica .

E’ questo forse il Golia da abbattere a cui Enrico Letta alludeva nel discorso con cui chiedeva la fiducia al parlamento.

Nel sistema americano esistono ostacoli così forti da parte della burocrazia? Esiste un meccanismo di controllo efficace sul lavoro dell’amministrazione e/o viene garantito un ricambio costante degli incarichi ad ogni cambio di mandato presidenziale?

Cordiali saluti
Luisella Rech

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No. Nel sistema americano non esiste una burocrazua onnipotente e autoereferenziale, incontrollabile e insuperabile come in Italia. E sa perché?
Perché la burocrazia amministrativa federale e statale, intendo dire quella di Washington e quelle dei 50 Stati federati, trova la ragione della sua esistenza e del suo funzionamento nella leggere elettorale maggioritaria secca. Per cui chi vince si prende tutto.

Lei pensi che quando alla Casa Bianca entra un nuovo presidente cambiano persino i cuochi, i giardinieri, i centralinisti. Lo stesso vale per i ministeri. I quadri alti vengono rinnovati e sostituiti con elementi di fiducia dei nuovi membri del gabinetto federale.

E domani, alla successiva tornata elettorale, i governanti non potranno dire non abbiamo potuto governare, non abbiamo potuto varare le nostre riforme, non abbiamo potuto fare ciò che avevamo promesso di fare perché i grandi burocrati non ce lo hanno permesso. Ne risponderanno invece direttamente ai loro elettori. I quali se si riterranno ingannati o presi in giro non li rivoteranno più.

Questa pratica è appunto la proiezione della responsabilità individuale. E la responsabilità nella cultura protestante è il pilone portante della società. Chi sbaglia, chi non si è dimostrato all’altezza del mandato, chi ha commesso illegalità paga. In prima persona.

In una cultura cattolica è l’opposto. O quasi. La responsabilità è difficilmente rintracciabile. Si perde nel labirinto delle competenze e dei linguaggi astrusi, concepiti a volte proprio per sfuggire ai controlli. Ecco perché in Italia se crolla un muro non si capisce mai di chi sia la colpa. La si attribuisce a tali e tante fonti da renderla nei fatti irriconoscibile.

Dunque cara Signora incroci le dita per il futuro. Ma forse è meglio contare sullo stellone!