Egregio signor De Carlo,
ho letto con molto interesse il libro di Ida Magli " Dopo l'Occidente ": 
un'analisi del momento storico dall'angolazione di un'antropologa intelligente e 
preparata ,da cui si può dissentire ,sicuramente, ma la cui preparazione è fuori 
discussione. Definisce  l'unificazione europea una missione  impossibile tanto 
che, per spiegare il comportamento dei governanti europei, perseguono 
ossessivamente un obbiettivo sempre più lontano e irragionevole, occorre 
rovesciare i termini del problema e considerarlo, non una causa, ma un sintomo 
della prossima "morte", antropologicamente parlando, culturale degli europei.

Dagli anni '90 e con un'accelerazione dal 2000 in poi -dice- i governanti 
spingono con tutte le loro forze la corsa verso l'annientamento, come se un 
virus, l' "eurococco", abbia infettato dalla Germania del dopo Kohl, tutta 
l'Europa con l'economicismo, il più stupido dei fondamentalismi, distruttivo 
come tutti i fondamentalismi. 
In pratica Ida Magli pensa che si voglia 
distruggere l'Europa fingendo di costruirla.
 
In effetti la protervia con cui Angela Merkel insiste nel non voler prendere 
alcuna iniziativa per consolidare concretamente l'unione dei paesi europei pare 
essere proprio l'espressione, al di là delle parole, di una volontà che punti ad 
annichilire il concetto stesso di Unione europea. 
Perfino Monti si proponeva  al 
summit di a Bruxelles con l'atteggiamento di chi non avrebbe lasciato il tavolo 
senza avere raggiunto un risultato "decente" per calmierare almeno la dittatura 
dello spread. 
Cosa ne pensa? 
Saluti
Luisella Rech
 
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Il mercato ci dirà se il sollievo di venerdì scorso, dopo l’accordo di Bruxelles, si trasformerà in una pausa di lunga durata e se questa pausa potrà un giorno fare da base alla ripresa economica. Io non ci credo, pur apprezzando le doti di diplomatico messe in mostra da Monti in sede europea, doti certamente più valide di quelle di capo dell’esecutivo.

Non ci credo per il semplice motivo che una cosa è tentare di tenere la speculazione sotto controllo e un’altra rilanciare i consumi e la produzione.

Avrà notato, gentile Signora, che i capi di Stato e di governo della Ue hanno parlato di tanti temi, ma non di quello dal quale dipende il nostro futuro di Paesi industrializzati: la concorrenza sleale di una Cina che strangola la nostra piccola e media industria. Questo è il problema dei problemi. Sino a che i nostri governanti non capiranno che non potrà esserci ripresa sino a che la nostra produzione non tornerà competitiva, le pause speculative concordate in sede europea rimarranno appunto tali, pause. Dopo di che la tempesta riprenderà con ancora maggiore vigore.

Non sono d’accordo con la tesi della Magli. Non penso che l’Europa possa disintegrarsi e tornare ai nazionalismi che furono all’origine della seconda guerra mondiale.

La storia non può andare all’indietro. Questa era la ferma convinzione di Kohl, quando – sfidando l’opinione pubblica tedesca – volle varare l’euro. Sapeva che alcuni Stati, come l’Italia e la Grecia, non erano pronti e che avrebbero truccato i conti pur di entrare. Ma voleva un doppio ancoraggio per la Germania appena riunificata. E lo ottenne.

Purtroppo la sua delfina non si è rivelata all’altezza della situazione. E la crisi si è trasformata in una catastrofe. Pensi che tre anni fa la Grecia poteva essere salvata con una ventina di miliardi di euro.

E ora? Ora spero che Monti e compagni si rendano conto che per difendersi dall’invasione del Made in China non c’è altra strada che proteggere le aziende di casa con una barriera doganale. E questo anche se le merci importate sono state prodotte da aziende europee delocalizzate.

L’unione doganale deve essere il prossimo traguardo nell’agenza dei capi di Stato e di governo della Ue. Un traguardo da raggiungere al più presto.

Solo così la Cina potrà essere richiamata al rispetto delle norme della World Trade Organization, nella quale fu accolta dodici anni fa per la colpevole miopia dei governi europei e di quello americano (tutti governi di sinistra in Europa, mentre negli States il presidente era il democratico Clinton). Solo così il suo costo del lavoro potrà aumentare significativamente e rifare concorrenziale la produzione di casa nostra. L’innovazione tecnologica non basterà mai, perchè nel frattempo anche la Cina ha fatto passi da gigante e la sua produzione si rivela sempre più sofisticata.