Gent.mo dott. De Carlo
finalmente un articolo serio e ben documentato sui miracoli di Hussein Barak Obama.
Ho una figlia che vive e lavora in Florida, e quindi sono al corrente della situazione americana.
Come mai anche i più celebrati opinionisti italiani non ci documentano così bene come ha fatto lei?
Malafede o ignoranza, o entrambe le virtù?
Con molta stima
Carlo Tarozzi

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Per tre motivi. Il primo è il complesso razziale. Obama va sostenuto per il solo fatto di essere di colore. Volendo essere precisi non è né bianco né nero. O meglio è per metà bianco e per metà nero. Ma per sua stessa scelta e nella percezione comune è considerato tutto nero. E questo, in nome del politically correct, basta ad essere indulgenti. Non esserlo significherebbe esporsi all’accusa di razzismo.

Il secondo motivo è ideologico. Obama non fa mistero del suo desiderio di europeizzare l’America, di allargare cioè il ruolo dello Stato nella vita economica e sociale della nazione.
Potrebbe essere definito un socialista o un liberal radicale secondo la definizione americana che dà all’aggettivo liberale un significato opposto rispetto all’Europa.
Anche questo basta alla sinistra italiana per condividere la sua politica keynesiana il cui unico effetto sinora è stato quello di gonfiare deficit e debito pubblico senza peraltro creare posti di lavoro e rilanciare una crescita sostenuta.

Il terzo motivo è l’ignoranza. Molti miei colleghi non conoscono la realtà americana come presumibilmente la conosce lei. Vivono di echi riflessi partiti dalla lettura del New York Times. E non si rendono conto che quando Obama dimostra e dice di non volersi curare del debito pubblico, il doppio in termini nominali dell’intera area dell’euro, si comporta in maniera irresponsabile.
Quel debito è prevalentemente in mani straniere, cinesi soprattutto. E dunque è una pistola alla tempia dell’economia americana. La Cina, tanto per stare in tema, può ricattarla e condizionarla come e quando crede.

Gli obamiani ci fanno notare che il Giappone ha un debito pubblico doppio di quello americano, circa il 235 per cento del pil, e che nonostante tutto continua a ingrossarlo.
E’ vero. Ma – attenzione – il debito pubblico giapponese è in mani giapponesi in stragrande maggioranza. Quello americano, come abbiamo visto, no.
C’è una bella differenza. Non le pare?