Egregio signor De Carlo,
L’ 11/11/2012 a Doha, la capitale del Qatar, la Nuova Coalizione dei ribelli
siriani ha eletto come presidente lo sceicco di Damasco Moaz Al Khatib ex imam
della moschea degli Omayyadi a Damasco, sunnita definito moderato dai siti della
BBC e della Voce della Russia, che ha súbito chiesto alla comunità
internazionale di adempiere ai suoi impegni.

Il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu,
presente durante i colloqui, ha detto che “non ci sarà più
alcuna scusa” per non riconoscere l’opposizione siriana. E’ previsto un
“consiglio” di 60 esponenti di curdi,cristiani, alawiti e donne che avrà un
gruppo di consiglieri militari.
Gli Stati Uniti, le monarchie del Golfo, la
Turchia, Francia, Italia, Gran Bretagna hanno riconosciuto l’alleanza dei nemici
di Assad nata nella capitale del Qatar. Solo un mese fa i talebani avrebbero
voluto aprire proprio a Doha una vera e propria sede diplomatica in attesa di
riprendere i negoziati con gli USA one to one e proporsi per la leadership
nell’Afghanistan alla vigilia del ritiro del 2014.

Siamo stati abituati a
pensare al mondo arabo come una miscela di inconciliabili clan, divisi da
litigiosità irriducibili, ma, diffidando delle etichette inalienabili dei luoghi
comuni e immaginando la mediazione di un nuovo Lawrence d’Arabia, le belle
speranze della primaverile democrazia, un intento comune, e la benedizione
dall’islam, sarebbe così assurdo pensare ad un progetto di Unione Araba estesa
dal Maghreb al Bosforo ( Nasser ci provò, fallendo, a partire proprio dalla
Siria dal 1958 al 1961) che diventi un potente interlocutore unico per UE, USA e
la CINA della next generation ?
Saluti,
Luisella Rech

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Sì, gentile Signora, sarebbe assurdo. E anche destabilizzante, almeno dal mio punto di vista.
Cominciamo col dire che la contrapposizione fra sciiti e sunniti è così radicata da spaccare non solo l’unità araba ma anche i Paesi al loro interno. Ed è così violenta da superare per brutalità persino la guerra santa che le frange integraliste dell’Islam hanno dichiarato al mondo cristiano.

Per superarla ci vorrebbe una guerra di conquista come quella che lo scorso millennio vide l’Islam estendersi progressivamente dalla penisola arabica all’intero Nordafrica e poi all’Europa iberica.

Ma esiste oggi un Paese arabo tanto potente da emulare le gesta dei califfi di allora? Direi di no. Per fortuna nostra.

Dubito che una grande nazione araba sarebbe modellata sui nostri principi di libertà, tolleranza religiosa, emancipazione femminile. L’unica democrazia del Medio Oriente rimane Israele.
La cosiddetta primavera araba è sfiorita prima ancora di cominciare. Difficile introdurre la separazione fra sfera religiosa e sfera civile, come si vede dall’involuzione nell’Egitto del dopo-Mubarak.

Aggiungo che nemmeno la Turchia, che araba non è, ha la possibilità di far rinascere l’impero Ottomano che su quelle stesse regioni regnò per un paio di secoli. E oltretutto anche in Turchia è in pericolo il laicismo imposto a suo tempo da Ataturk.

Quanto a un nuovo Lawrence d’Arabia, lasciamo perdere. Oggi inglesi e americani sono odiati al punto da rischiare il linciaggio nelle strade.