Egregio signor De Carlo,
La settimana dell’Apec si conclude oggi 9 settembre con un vertice a cui
partecipa Vladimir Putin, il presidente cinese e Hillary Clinton. Barack Obama
ha inviato la segretaria di Stato all’incontro, forse troppo occupato nel
preparare la sua rielezione.
Ignorato fino ad oggi dai telegiornali italiani, si è svolto a Vladivostok
il forum di cooperazione economica dei paesi dell’Asia e del Pacifico (APEC), 21
nazioni, tra cui USA, CINA e GIAPPONE .
Su internet le news riportano brani di
un intervista rilasciata da Putin al Wall Street Journal edizione asiatica.
Intende promuovere l’integrazione dei diversi modelli economici dell’Unione
Europea (!), la cooperazione Asia-Pacifico e l’unione economica Eurasiatica ;
Mosca ha preferito, per lungo tempo, guardare all’Europa come principale
partner, ma le difficoltà economiche europee hanno fatto capire al potere russo
che è indispensabile riequilibrare, anche in campo economico, la politica estera
verso il vicino cinese.
Il ritmo della crescita economica dipende dal club APEC,
ha detto il ministro delle finanze russo.
Gli accordi usciti da questo forum costituiranno importanti
segnali a cui guardare : condizioneranno molto la “crescita”
almeno per l’eurozona.
Cosa dice la stampa americana di ciò che è accaduto a Vladivostok?
Distinti saluti,
Luisella Rech

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La stampa americana come quella europea ha dedicato all’evento una distratta attenzione. Distratta, perché concentrata sulla campagna elettorale e sul disperato tentativo di Obama di ristrappare la rielezione, a dispetto dei suoi fallimenti economici.

Grave errore. I due Paesi asiatici, Cina e Giappone, e il Paese semiasiatico, la Russia, sono i protagonisti della congiuntura mondiale.

La Cina ci può strangolare finanziariamente dopo averci strangolato commercialmente.
Il Giappone ha un debito pubblico che in percentuale è il doppio di quello italiano e si regge a galla solo perche la Banca Centrale stampa yen a rotta di collo.
La Russia può regolare come, dove e quando vuole il rubinetto energetico dal quale provengono il petrolio e il gas naturale destinati all’Europa.

Mai come in questo momento sarebbe necessaria una concertazione internazionale nella speranza di limitare gli squilibri che arricchiscono la tigre asiatica e impoveriscono l’occidente. Ma per un’iniziativa diplomatica di questo tipo ci vuole una leadership che non c’è. Quella degli Stati Uniti d’America, affidata per quattro anni a un uomo che di fatto ha abdicato alle sue responsabilità planetarie. Indicativa, come lei ha notato, la sua assenza al vertice. Eppure la Convention democratica era finita giovedì scorso.

E’ la prima volta che accade. In passato i presidenti americani si erano ben guardati dal mancare le riunioni dell’Apec. E a ragione: la loro importanza è crescente ed è inversamente proporzionale a quella del G 7 – G 8.

Putin ha programmi ambiziosi. Usa e Ue sono ripiegati su se stessi e quando ne prenderanno atto sarà forse troppo tardi.