Caro Dottor De Carlo, non sono un economista e mi è difficile dare un giudizio su cosa è bene e cosa potrebbe essere fatto meglio. Però il fatto che i ritorni nei molti Paesi toccati da politiche di austerità non siano stati ottimali, dovrebbe perlomeno essere comportare una revisione di quelle politiche.

Appare evidente a noi poveri mortali che qualcosa non abbia funzionato. E’ possibile che non se ne siano accorti anche i nostri governanti?
Le difficoltà estreme ed il loro continuo peggioramento, perche’ di questo si tratta, una volta venivano risolti dai Paesi piu forti con una guerra (ora difficile se non impossibile) e con una conseguente ricostruzione.

E’ mai possibile e faccio riferimento al suo recente articolo che nessuno si accorga che la Germania sta in realta facendo una guerra? Una guerra finanziaria e non tradizionale. Ma sempre di guerra si tratta.

Il declino dell’economia, al di fuori della Germania, è nato dal non aver accompagnato il debutto dell’euro con un parlamento europeo con assoluti poteri e dalla mancanza di una banca centrale.

Mi chiedo se già allora la strategia tedesca fosse quella di perseguire la sua guerra finanziaria ben conoscendo le sue forze e le debolezze degli altri.

E se ora la guerra la scatenassimo noi uscendo o minacciando seriamente di uscire dall’euro?
Cosa di peggio potrebbe succederci?
Nel caos lei non pensa che le nostre caratteristiche nazionali potrebbero darci qualche successo?

Fare impresa oggi in Italia sta diventando impossibile. Viviamo in un mondo di irresponsabili, ciarlatani, cialtroni e disonesti.
I tempi di attesa di risoluzione dei problemi per le imprese ormai credo siano molti vicino allo zero.
Il sistema bancario è legato al potere politico che ha portato impatti catastrofici nei loro bilanci per i crediti ora inesigibili, i costi, le inefficienze in una cornice di fallimento nazionale.

E intanto l’obiettivo piu grande che i ns politici di sinistra hanno, è di fare fuori Berlusconi (dopo aver fatto fuori con i sindacati la competitivita delle ns industrie).
Cordialità,
Mario Galletto

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L’ho scritto diverse volte: quella che l’Europa sta attraversando è una guerra. A scatenarla, per la terza volta negli ultimi cento anni, è stata ancora una volta la Germania.
Non faccio dell’antigermanesimo. Ho vissuto in Germania per tredici anni. Ho due figlie tedesche. Amo la cultura, la filosofia, la musica, la lingua tedesca. Quando lasciai Bonn per essere trasferito negli Stati Uniti (Bonn era la capitale della Germania Federale) l’allora presidente della Repubblica Richard von Wizsaecker mi consegnò la Bundesverdienstkreuz Erste Klasse, che è la più alta onorificenza tedesca. La motivazione: avere contribuito con i miei articoli alla reciproca comprensione fra Italia e Germania.

Ma le confesso, caro amico, che l’atteggiamento della signora Merkel è al di là di ogni comprensione.
Sta rovinando l’eredità dei Padri dell’Europa, fra i quali Adenauer.
Sta tradendo la fiducia riposta in lei da Helmut Kohl, l’artefice della riunificazione.
Si sta rivelando priva di quella visione visione storica che ebbe il suo protettore, appunto l’ex cancelliere Kohl quando volle l’euro più in funzione geopolitica che in funzione economica.

La Merkel insegue un vantaggio elettorale. Vuole rimanere cancelliere quando in settembre si rivoterà. Ma il suo calcolo sconfina dell’ottusità perché il suo gioco volto a dimostrare rigore ha trasformato una crisi regionale in una catastrofe continentale e questa in una guerra che alla fine impoverirà anche la Germania.

La signora in questione avrebbe potuto salvare la Grecia quattro anni fa con qualche decina di miliardi di euro. Una frazione di quanto poi è costato tenerla a galla.
La sua austerità imposta agli altri che si dissanguavano con gli spread mentre la Germania si rifinanziava a tasso zero, ha steso via via Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna, Italia.

La sua ossessione antiinflazionistica l’ha portata a rifiutare alla Banca Centrale Europea quei mezzi che avrebbero potuto tenere a bada la speculazione internazionale. E tuttora le impedisce di comprendere che è solo facendo come la Fed e la Banca Centrale Giapponese che si potrà risalire dall’abisso: la Banca Centrale Europea deve essere messa nella condizione di stampare euro in caso di necessità. Entro certi limiti, si capisce. Ma questi limiti in Europa almeno sono ancora lontani.

La storia sarà impietosa con Angela Merkel. Il che ovviamente non giustifica i mali endemici dei Paesi mediterranei: le loro inefficienze, i loro ritardi, gli sperperi, la corruzione, l’ingovernabilità, l’incapacità di fare fronte comune contro la Cina (che è quella che ci strangola).

Ora – come lei dice – l’Europa e l’Italia in particolare sono vicine al punto di non ritorno. Forse dal 21 settembre in poi, una volta fatte le elezioni in Germania, la Merkel se riconfermata si ammorbidirà. Ma da qui ad allora quanta altra miseria, quanti altri fallimenti, quanti altri disoccupati avremo nei Paesi dell’euro?