Caro De Carlo,
con la Germania è sempre la solita storia.
Prima mezze aperture e poi immediate chiusure. 
Così stiamo andando tutti a ramengo. 
Mi spieghi per favore: possibile che la signora Merkel non se ne renda conto? 
Possibile che non capisca che una Banca Centrale per essere presa sul serio
deve avere la prerogativa di decidere la quantità di liquidità 
di cui ha bisogno il mercato, in altre parole deve stampare moneta se necessario?
Lo so, perché ho letto i suoi editoriali in passato, 
lei mi risponderà con la storia del complesso di Weimar. 
I tedeschi sarebbero ancora traumatizzati dall’iperinflazione del periodo 
fra le due guerre mondiali. Ma perbacco è passato quasi un secolo. 
E le condizioni sono completamente diverse. Non ho ragione?
Amedeo Lo Castro
 
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Lei ha ragione da vendere. Certamente il complesso di Weimar 
può costituire un freno psicologico. 
Ma ovviamente c’è dell’altro e lei mi deve dare atto 
di averne già trattato sulle colonne dei nostri giornali. 
C’è lo spread, che non è solo uno strumento di misurazione 
del rischio legato ai buoni del Tesoro emessi dagli Stati.
E’ anche uno strumento speculativo.
Prendiamo il caso che ci interessa, lo spread fra i titoli di Stato tedeschi 
e quelli italiani. Quanto più esso si allarga, 
tanto più alti sono i tassi di interesse da corrispondere a chi presta soldi all’Italia. 
Ma – e questo è il risvolto meno conosciuto della questione – 
maggiore lo spread e minori i tassi di interesse da corrispondere 
a chi presta soldi alla Germania. In altri termini, la sfortuna dell’una è la fortuna dell’altra.
Coloro che inseguono investimenti sicuri si riversano sui bund. 
Con il risultato che a forza di calare la remunerazione diventa negativa. 
Pur di tenere i propri capitali in titoli sicuri, gli investitori 
si rassegnano a interessi negativi. Ci rimettono. Non ci guadagnano. 
Il che è un controsenso. Ma il mondo della finanza oggi è pieno di controsensi.
In questa situazione l’unico a guadagnarci è il Tesoro tedesco. 
Si rifinanzia a costi sottozero. Si fa prestare denaro e in più 
incassa la differenza fra i tassi di mercato e gli interessi negativi 
che gli pagano coloro stessi che glielo prestano. 
Siamo nel paradosso. E l’Italia e gli altri Paesi del ventre molle 
dell’Unione Europea ne soffrono in proporzione inversa.
Ovviamente questi Paesi hanno le loro colpe. 
Basta guardare alle difficoltà che ha Monti a far passare 
tagli tutto sommato modesti. Per cui non gli resta 
che aumentare le tasse. Ma aumentare le tasse 
significa produrre altra miseria. Insomma davvero una tragedia.