Egregio signor De Carlo, 
Il Sole 24 Ore, affidabile giornale di economia e varia umanità, riporta la 
notizia che i procuratori generali Eric Schneiderman di New York e George Ipsen 
del Connecticut, nell'ambito delle indagini sulla manipolazione del Libor, il 
tasso di interesse interbancario, hanno mandato lettere di comparizione a ben 7 
banche, Deutsche Bank, Royal Bank of Scotland, Hsbc, JP Morgan Chase, Citigroup, 
Ubs, Barclay's. 
 
Quest'ultima banca è, ad oggi, l'unica ad aver già concretamente 
pagato, con una multa di 482 milioni di dollari e una raffica di dimissioni nei 
quadri dirigenti, la manipolazione del Libor, London Interbank Offered Rate, 
tasso giornalmente calcolato dalla British Banker's Association per 
acquistare/vendere tra banche sterline inglesi, dollari americani, franchi 
svizzeri, euro, a proprio vantaggio e a scapito degli emittenti e degli 
investitori.  
Le indagini, che proseguono in Gran Bretagna, Canada, Europa e 
Giappone, delle autorità giudiziarie americane per conto dei due stati, New York 
e Connecticut, puntano a dimostrare una possibile collusione tra le banche 
mentre Martin Wheatley, della Financial Services Authority, intende presentare, 
per la fine di settembre, un nuovo sistema di controllo "cristallino" del Libor 
che attualmente permette, evidentemente, adulterazioni facili e reiterate. 
 
Un analista ,non identificato nell'articolo,  ha detto: " L'indagine sul Libor è 
la folata di vento che può far crollare il castello di carte creato dal sistema 
bancario."  
 
Cosa pensa di questa affermazione, talmente "pericolosa" da essere 
fatta mantenendo l'anonimato, che vede insidiato il mostruoso impero di carta 
della finanza planetaria ? 
Distinti saluti
Luisella Rech

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Cara Signora, come sempre l’acutezza della sue osservazioni colpisce
nel centro.
Cosa ne penso? Penso che l’economia di carta abbia prodotto tanti
e tali mali da esigere una specie di globalization, di carattere finanziario
questa volta e non più commerciale.
Quella commerciale, come lei ben sa, ha prodotto le distorsioni che ci hanno
messo in ginocchio. Nel senso che in suo nome ci siamo consegnati
mani e piedi legati alla concorrenza sleale della Cina e dell’intero
sud-est asiatico.
In queste condizioni non possiamo stupirci se di globalization finanziaria
non si sia mai parlato e nemmeno si parli. E’ proprio sulla globalization
commerciale che quella finanziaria ha prosperato, si è allargata,
ha condizionato i mercati del mondo invadendoli con i suoi titoli
di carta che null’altra rappresentano se non la più pura e spregiudicata
speculazione.
Col che non voglio affatto dire che i governi del mondo si debbano coalizzare
e porre fuori legge ogni manovra speculativa. L’intera economia di mercato
è speculativa. Senza la speranza di guadagnarci, cioè speculando, nessuno
investirebbe più i propri capitali.
La speculazione insomma non è una cattiva
parola e non è nemmeno un peccato. E’ legittima. Legittimissima.
Se non lo pensassi non sarei, come sono, un incallito sostenitore del primato
dell’economia di mercato.
I cinesi lo hanno capito perfettamente. E la praticano disinvoltamente
strangolandoci con gli strumenti copiati da noi occidentali.
Voglio dire semplicemente questo: è ora che il buon senso ritorni sulle piazze
finanziarie e con il buon senso poche, chiare regole, condivise dalle grandi
potenze economiche.
E’ nata la World Trade Organization, pur con tutti
i suoi difetti. Perché non può nascere una World Finance Organization?