Gentile signor De Carlo, il risultato delle elezioni ha aggiunto problemi nuovi
a quelli vecchi e irrisolti.
Giorgio Napolitano ha detto che sarà più difficile,
ma che ha fiducia di trovare la strada giusta per uscirne. Affiderà l’incarico a
M5S o alla coalizione del PD ? E, soprattutto, sarà un governo in grado di fare
almeno la nuova legge elettorale e ridurre il numero dei parlamentari?

Fino al 15 marzo quando, insediati i due rami del parlamento, eletti i presidenti e i
capigruppo inizieranno le consultazioni presidenziali, gli italiani, tranne i
grillini che esultano, si sentono frustrati, chiacchiere a parte, a destra a
sinistra e al centro.
I partiti hanno dimostrato di non sapersi confrontare con il “fenomeno” Grillo esattamente come con la dura realtà e, ora, il ramoscello
d’olivo con cui Bersani si presenta, la risicata, inutile vittoria al posto dell’atteso trionfo, viene respinto al mittente. Le dimissioni del segretario
del PD per adesso non ci sono, ma D’Alema pare abbia già dato la sua gelida
sentenza: ” Sono stati fatti molti errori nell’ultimo mese, abbiamo come segretario un uomo dell’800 ” .

Anche sul blog del Movimento 5 stelle una parte
degli attivisti vorrebbe raccogliere le firme per aprire al PD e la confusione, per ora, regna sovrana sul Paese dalla democrazia bloccata.
Alzare gli occhi dal nostro piccolo,misero, paralizzato panorama politico ci fa sentire indifesi e impreparati alle sfide della grande finanza, ai focolai di
guerra, ai conflitti pronti ad esplodere che sono molti e molto vicini a noi.

La Russia, ad esempio, sta preparandosi a ricreare una flotta che percorra stabilmente le rotte mediterranee inviando, per ora, altre quattro navi da
guerra per trasporto truppe che si aggiungono alle unità già presenti nel porto di Tartus in Siria.

Era dal 1992 che la quinta squadra, la task force operativa nel Mediterraneo era stata sciolta formalmente.

Gli scopi ? Sul sito La voce
della Russia Andrey Frolov, capo redattore della rivista ” L’esportazione di armamenti ” dà la sua analisi – esporre la bandiera, nonché determinate
ambizioni russe su scala internazionale e la possibilità di reagire in modo più operativo a determinati problemi.

Una mia amica, arrabbiata per i risultati,
mi dice che, se fosse più giovane, se ne andrebbe dall’Italia, ma io penso che il mondo,oggi, sia veramente piccolo e fuggire non serva a molto.

Cordiali saluti
Luisella Rech

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Cara Signora, ci sono momenti nella storia dei popoli nei quali netta si ricava la percezione che un ciclo si stia chiudendo. Ebbene quello italiano e repubblicano avviato fra tanti dubbi e contraddizioni nel dopoguerra è durato molto, forse troppo. Ora vive le sue convulsioni finali.

Voglio dire – ma spero tanto di sbagliarmi – che non ci può essere recupero con queste istituzioni, con questa fatiscente struttura pubblica, con la prevaricazione di una magistratura tanto faziosa quanto inefficiente e approssimativa, con la corruzione endemica, con il fallimento di fatto dell’economia privata e lo sfascio di quella pubblica, con l’ottusità conservatrice dei sindacati, con una scuola che non fa scuola, con un sud governato dalle mafie e non dagli organi pubblici, eccetera, eccetera.

Lo ha capito Grillo, che appunto a questo sistema sta dando la spallata finale. Non sa cosa vuole, tranne una: così non si può andare avanti. Ed è questa anche la consapevolezza di chi lo ha votato e di chi lo rivoterà quando a ottobre, presumibilmente, si tornerà alle urne.

Troppo pessimista? Temo proprio di no. Guardi ai tempi lunghi della politica, mentre tutto crolla. Il terremoto Grillo non ha ancora una settimana. Per tranquillizzare i mercati sarebbe necessario muoversi alla svelta. E invece le consultazioni del presidente della Repubblica cominceranno solo fra un paio di settimane.
Per trovare un accordo per un governo a termine ci vorranno altre settimane. E’ vero che a Roma per i cosiddetti affari correnti continua a sedere il fallimentare Monti (ma come faceva a vantare le credenziali di economista?). Ma è altrettanto vero che la sua incidenza sarà praticamente nulla. E forse è bene così visti i risultati.

E’ dunque possibile, anzi probabile, che avremo il nuovo Papa prima, molto prima di un nuovo governo. E intanto tutto procede come prima. I magistrati d’assalto, spaventati dalla miracolosa tenuta di Berlusconi, si riscatenano. E non capiscono che più gliene fanno e maggiore è il suo recupero di popolarità. La sensazione prevalente, a torto o a ragione, è che sia una vittima, non un colpevole.

Anche lui appartiene al passato. Ma un merito ce l’ha. Ha staccato la spina a Monti e ha forzato elezioni anticipate, seppur di pochi mesi.
Quanto al futuro potrebbe fare un altro miracolo, inventandosi un Renzi di destra.

In caso contrario il Renzi vero avrebbe campo libero. Il che risponde ai desideri di tre italiani su quattro. Fra i quali si annovera anche il sottoscritto, pur non essendo mai stato di sinistra.
E in effetti, a dispetto della cautela dell’interessato, di Renzi tutto si può dire fuor che sia di sinistra.
Votandolo però il Pdl commetterebbe suicidio.

Mi rendo conto di essere ricaduto con queste ultime considerazioni nella vecchia logica e nel vecchio linguaggio di una politica sconfessata.
E allora meglio azzerare tutto. Lasciamo che Grillo completi la sua azione distruttiva. Nella speranza di poter ripartire con qualcuno che sia in grado di ricostruire sulle macerie del passato.

Le rivoluzioni attraversano due fasi. Almeno nei Paesi che le hanno fatte davvero. L’Italia apparentemente ci sta provando.