Gentile Dott. De Carlo,
ho letto su La Nazione della scorsa settimana il suo Commento, Tu vuo’ fa l’americano, il PD naturalmente. Mi trovo pienamente d’accordo.
E quello che dico anch’io da quando uno degli scolaretti di Stalin e Togliatti, il Sig. Veltroni, ha deciso di fondare il PD, andando in giro per l’Italia a scegliere i più bravi e farne un mucchio che avrebbe dovuto eleggerlo aspirante PREMIER alle PRIMARIE. Ora Bersani non disdegna le primarie ma vuole anche che si voti Bersani.
Lo scolaretto, assieme ai suoi compagni di classe, in passato sognava un Paese protetto dai fratelli del patto di Varsavia, come a Budapest e Praga. Ma oggi dopo avere istituito a Roma un baraccone cinematografico compra la casa a New York, non a Mosca. Manda la figlia a scuola di cinema nella lontana casetta, così a NY può incontrare anche l’amica che lavora nell’ l’odiata industria borghese dei Della Valle, che con Massimo hanno un grande feeling.
Ma neppure i papà, Massimo, Faustino di Massa Martana e signore disdegnano, quasi di nascosto, l’odiata borghesia industriale tanto che a Solomeo, Pg, chashmirato del signor Cucinelli, sono di casa.
Altro che l’americano di Carosone, sono squallidi trasformisti che sguazzano nella ricchezza a nostre spese e che vorrebbero proporsi anche come grandi politici. Purtroppo qualcuno ci crede ancora.
Con i migliori saluti
Carlo Valente
ps Non sono in ritardo con il suo articolo poichè per leggere i pochi quotidiani che compro impiego di solito una settimana. Sono in ritardo, non so, ma in questo caso va bene lo stesso.

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Negli anni della guerra fredda, questi personaggi avevano almeno un’identità precisa: erano comunisti. Lo erano a viso aperto e noi che comunisti non eravamo, nel rigetto delle dittature soprattutto ideologiche, sapevamo con chi avevamo a che fare.
Oggi invece si definiscono liberal, come si usa dire negli (una volta) aborriti States. Sono di sinistra e – a parole – non più marx-leninisti.

Indicano il loro modello europeo nella socialdemocrazia tedesca. Dimenticando un particolare essenziale: nel 1959 a Bad Godesberg la Spd tedesca abiurò formalmente la sua fede comunista, si sbarazzò della zavorra ideologica illiberale e repressiva, abbracciò i principi dell’economia di mercato e della competizione, ebbe cancellieri come Willy Brandt e come Helmut Schmidt che governarono più o meno come avrebbe potuto fare un cancelliere democristiano.
I postcomunisti italiani questa sconfessione pubblica del loro passato e dei loro errori, quando condividevano le infamie dell’Unione Sovietica, non l’hanno mai fatta. Non mi sembra una differenza da poco.

Di qui derivano le molte contraddizioni nel farsi passare per quello che non sono mai stati. Degli autentici liberal. Mi riferisco soprattutto alle vecchie generazioni che costituivano la nomenklatura del partito.
Morale: non basta avere cambiato nome, come ha fatto il Pci quattro o cinque volte, per darsi una nuova identità. Non basta adottare le primarie americane per cantare alla Carosone Tu Vuò Fà l’Americano. Copiare male – ripeto – è peggio che non copiare affatto.