Ricevo e pubblico molto volentieri questa bellissima mail ricevuta da @cinqueluppoli

Di pensieri, parole, esperienze e passioni piú o meno condivise se ne trovano molte, moltissime, nello sconfinato mondo del web.

Spulciando le notizie che quotidianamente la rete ci propina, una frase colpisce la mia attenzione: “Pedate e Palloni. Quel calcio nato ai bordi di periferia”.
Piú e piú volte ho cercato di trovare una definizione che riassumesse perfettamente la mia passione per il calcio. Ed eccola li, nero su bianco, come se mi stesse aspettando, come se queste semplici parole siano state scritte apposta per darmi pace facendomi finalmente capire il motivo per cui ho sempre preferito i campi infangati all’erba sintetica, il rumore dei tacchetti sul cemento, parlare con il custode piuttosto che con il presidente, le giocate di Gascoigne alle punizioni di C. Ronaldo.
Ho avuto la fortuna di vivere un calcio fatto di citofonate all’amico, campi improvvisati, palloni semidistrutti e sudate sotto il sole estivo. Il gruppo, lo spogliatoio, facevano il resto.
La mia passione per il calcio nasce in un campo in cemento ai bordi della periferia di Como 23 anni fa.
Crescendo mi ha trascinato in campi sperduti dell’hinterland milanese le domeniche mattina, in campetti ghiacciati ed ancora imbiancati dalla neve sul confine con la Svizzera le sere d’inverno, mi ha spinto ad allenarmi sotto la neve e a respirare la polvere di aridi campetti infuocati dal sole estivo.
Molte persone mi hanno detto, negli anni, “Ma chi te lo fa fare?!” e devo ammetterlo, a volte me lo sono domandato anch’io.
Oggi credo di aver trovato la mia risposta. La colpa è di quel bambino che negli anni 90 entrava nel polveroso campo dell’oratorio con un pallone tra le mani e gridava: “Chi tocca la traversa per ultimo sta in porta!”
Quel bambino è ancora vivo in me e, grazie al cielo, non ha mai pensato di crescere. Ogni volta che indosso gli scarpini o vedo un pallone quel bimbo mi fa tornare al campetto, con i miei amici, tra giocate spettacolari e tante risate, per ricordarmi cosa vuol dire essere liberi e non avere bisogno d’altro per essere felici in quel calcio che tanto amo, nato ai bordi di periferia…
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