Forse non lo sapete. Allora ve lo racconto io.
I cercatori d’oro delle società professionistiche – alias, gli osservatori – scandagliano terreni che difficilmente si potrebbe immaginare.
Uno, ragionevolmente, pensa: chissà che sfida, che corse, che affanni, per trovare adolescenti 13 o 14enni da “accalappiare” e plasmare per trasformarli, domani, in campioni degni di San Siro!
Sbaglia. E di tanto.
Gli scout di Inter, Milan, Juventus e di tutti i top-team italici, tenetevi forte, bramano per trovare distillati di talento in bambini di anni 6, 7.
No, non è un refuso. Sei, sette anni. E, magari, perchè no, anche cinque.
Tra un pianto e un capriccio, tra una schiera di Gormiti o ore di playstation, può spuntare anche un futuro, futurissimo, giocatore da cantera.

Fino a qualche mese fa, non ci pensavo nemmeno io. Poi ho iniziato a conoscerne qualcuno, che fa questo affascinante, difficile, mestiere.
Mi ha raccontato qualche aneddoto, mi ha insegnato qualche “trucco”, mi ha spiegato qualche strategia.
Una fitta rete di conoscenze e segnalatori, agilità di spostamento, passione ma anche capacità: di guardare oggi fisico, attitudini, abilità, carattere, e di profetizzare soprattutto come saranno domani, crescendo.
Gulp! E’ stata la mia prima reazione, quando ho saputo che stava adocchiando con i suoi occhi magnetici, pargoli classe 2005-2006, senza disdegnare di roteare la pupilla sui primi 2007 che si mettono in calzoncini e calzettoni.
Tant’è. Nella categoria, rientrano molti ex calciatori, o comunque uomini di calcio, che hanno visto migliaia di partite, milioni di ragazzi e bambini. C’è chi lo fa con metodi da vero e proprio squalo, determinato ad “addentare” subito la preda per portarla a casa, se ne nota barlumi di coriandoli calcistici. C’è chi lo fa usando metodi un po’ più da galateo. Tutti, o quasi, passano subito dalla famiglia, sciorinando un variegato carnet di promesse più o meno concrete sul futuro del pargolo (i meno professionali non lesinano offerte di motorini, biciclette, videogiochi ecc…), magari anche di mamme e papà.

Ci sono poi coloro che sono semplici appassionati e decidono di intraprendere la strada, attraverso un corso di formazione ad hoc con professionisti del settore (qui uno dei più qualificati in Italia).

E’ una lotta senza esclusione di colpi.
Che si gioca sul tempo: arriva la segnalazione, si parte, si osserva e – se utile – si porta a casa.
Che si gioca nei campetti delle società dilettantistiche. Negli oratori. Persino, se capita, nei cortili.

E’ una partita dura, aspra, dove l’importante deve essere tutelare i bambini, la loro integrità fisica, sportiva, psicologica.
Chissà, un giorno, andando avanti così….la partita si giocherà già nelle nursery…

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