Domenica scorsa l’Arena di Massimo Giletti, salotto per eccellenza della domenica pomeriggio (prime time di Rai Uno). Ieri sera, l’unico salotto rimasto in vita nella Terza Repubblica, Porta a Porta di Bruno Vespa (second time, sempre su Rai Uno). Domani mattina, Rtl, una delle radio private più ascoltate e tra le preferite dal premier per le sue ‘esternazioni’. E, nei prossimi giorni, altre “incursioni” via etere (radio e televisivo) “allo studio” come fanno sapere, dalla war room di palazzo Chigi, gli spin doctor che ne assecondano, più che imporgli, le scelte mediatiche.
E’ un Matteo Renzi a tutto campo quello che invade le case degli italiani spiegando, a braccio, con il suo fare da guascone toscano, di volta in volta, le soluzioni e le scelte del governo sulle pensioni, sulla scuola, sull’immigrazione, i vitalizi e, persino, sui diritti tv. Specie quelle dove “abbiamo avuto problemi di comunicazione”, come riconosce, a partire dal ddl scuola, ma anche le pensioni.
Certo, così Renzi si attira le ire e le proteste delle opposizioni con tanto di denunce, dettagliatissime, all’Agcom da parte di Forza Italia, imbufalita dal fatto che (nemesi!) “il governo Renzi sta nei tg Rai il 37,67% del tempo contro il 27% di Berlusconi nel 2010”. Eppure, il premier non si fermerà e non intende fermarsi, da qui alle prossime due settimane. Sabato sarà a Napoli, appuntamento cancellato una settimana fa causa strage, e poi “un po’ ovunque”, assicurano i suoi.
A partire dalla contendibilissima Liguria, dove il premier teme il voto disgiunto contro la Paita, il candidato del Pd. Certo è che la paura ‘fa 31’ (nel senso di 31 maggio, giorno in cui si terranno le Regionali), al Nazareno, sede del Pd e quartier generale, ormai, del braccio destro del premier, Lorenzo Guerini. Il quale, però, minimizza: “è ovvio, ci sono le elezioni, Matteo è premier ma anche segretario del Pd, è normale che vada in tv. Ogni due/tre mesi programmiamo una serie di uscite, siamo nell’ordinaria amministrazione, non abbiamo paura del voto”.
Invece, un sacro terrore corre nei boatos di Montecitorio, specie tra i renziani: “Il problema non sono gli impresentabili, le denunce di Saviano. Quelle, al massimo, ci tolgono un po’ di voti borghesi, nell’elettorato radical chic che legge Repubblica e adora Saviano. No, il problema sono i pensionati e gli insegnanti, tutti incazzati”.
In effetti, il core business del Pd ancora di questi strati sociali è fatto: pensionati, insegnanti (di ruolo, supplenti e in pensione), etc. E le liste del Pd rischiano di perdere non a ‘destra’ o ‘sinistra’, ma ‘in sù’ (i ceti borghesi radical) e ‘in giù’ (i ceti sociali bassi), oltre che a causa della forte concorrenza delle liste civiche messe in piedi, in molte regioni, da candidati governatori ‘padri padroni’ del partito locale (Emiliano in Puglia, De Luca in Campania, etc.). Ecco perché Renzi si sta sottoponendo a un tour massacrante, tra tv, radio, interviste, a costo anche di subire contestazioni: “Matteo, da solo, vale il 10% dei voti”, si auto-rassicurano, da soli, i suoi.
Solo da una parte Renzi non ha nulla da temere: la sinistra interna. Bersaniani e cuperliani (al netto di Fassina, che presto se ne andrà, ma da solo, come Civati) intendono dare battaglia dentro il Pd e fino al 31 non intendon disturbare il manovratore né sottrarre voti.
NB. Questo articolo è uscito il 20 maggio 2015 a pagina 12 del Quotidiano Nazionale (http://www.quotidiano.net)
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