Tira un’aria strana nel Pd che conta, alla Camera come al Senato, al Nazareno come a palazzo Chigi. Certo, la questione delle liste, specie in Campania, zeppe – anche se non dentro le liste del Pd, ma in liste collegate – di nomi “impresentabili e ingiustificabili”, come ha detto ieri Renzi, pesa. Certo, il risultato delle Regionali è atteso come un ‘giudizio di Dio’. Se finirà 6 a 1 (sconfitta solo in Veneto e vittoria nelle altre cinque, Campania e Liguria in testa) per Renzi sarà un successo così netto da poter procedere a una vera ‘rivoluzione’ copernicana nel partito, nel governo e dentro i gruppi parlamentari.
Anche per questo, ieri, il vicesegretario, Lorenzo Guerini, e il vicecapogruppo vicario alla Camera, Ettore Rosato, hanno sconvocato, di comune accordo, l’assemblea di gruppo che oggi avrebbe dovuto eleggere il successore di Roberto Speranza, rinviandola a dopo le Regionali. “Sono tutti impegnati nelle regionali al momento”, spiega Guerini. Eppure, i deputati c’erano. Il problema è, appunto, far stemperare le tensioni interne al gruppo (tra minoranza e maggioranza e non solo) e aspettare le Regionali.
Senza dire che proprio Guerini, come ha raccontato ieri QN, potrebbe prendere il posto di Speranza, bruciando sul filo Rosato, a oggi solo candidato ufficiale, e il veltroniano Andrea Martella. Rosato – cui tutti, nel gruppo Pd, riconoscono stoffa e capacità – nell’ambito della ‘rivoluzione’ renziana andrebbe al partito, o al governo, ma per un incarico corposo, tipo il ministro alle Riforme. Al posto della Boschi: Renzi la sta lanciando e mandando in giro per l’Italia sempre di più come il suo vero ‘vice-premier’ e potrebbe farlo anche formalmente.
O, sempre la Boschi, potrebbe diventare lei vice-segretario ‘unico’ del Pd, abolendo i due attuali, ma con un uomo d’ordine, fidato e renziano, all’Organizzazione. E questa seconda ipotesi sta prendendo sempre più quota nella testa di un Renzi che vuole “investire di più sul Pd-partito, finora tenuto sotto bromuro, rivitalizzarne vocazione, ruolo e struttura”, spiega una fonte vicina al premier.
“Quello che non funziona” – spiegava ieri Guerini a un collega – “è tenere insieme il ruolo di direzione politica e pubblica del Pd insieme a quello organizzativo”. Renzi potrebbe così, inoltre, dar vita a un mega-rimpasto. Ne consegue che Guerini andrebbe, appunto, a fare il capogruppo alla Camera. La sua nomina avrebbe un duplice significato: riconoscimento a chi, per Renzi, ha fatto il lavoro duro e sporco da quando è a Chigi e un ramoscello d’ulivo offerto alla minoranza dem che ‘gradisce’ Guerini più di Rosato al pari degli ex-Dc. Si vedrà dal 31 maggio in poi.
NB. Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2015 a pagina 4 del Quotidiano Nazionale (http://www.quotidiano.net)
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