C’era uno striscione, tra i tanti che sono sfilati ieri pomeriggio da piazza Dalmazia, tenuto su da un gruppo di ragazzi. C’era scritto Brother. Fratello.
Samb e Diop non ci sono più, Moustapha, Sougou e Mbenghe sono stati feriti e porteranno per sempre sul corpo e nell’anima quei colpi d’odio della 357 magnum. Due famiglie non avranno più né babbo né compagno; Firenze avrà nelle sue pagine di storia, unica nel mondo, anche queste tristissime, datate 13 dicembre. Quelle della strage firmate Gianluca Casseri. Ma anche quelle del 17 dicembre. L’anno scorso nevicava a Firenze, ieri scorrevano le lacrime. Di dolore e di sdegno, di rabbia e di vergogna. Ventimila in corteo per gridare ‘mai più’. Una bella risposta. Manifestazione senza strumentalizzazioni, composta e intensa. Adeguata al cuore ferito. Come era stato altrettanto toccante e partecipato il consiglio straordinario di Palazzo Vecchio nella solennità, giusta, del Salone dei Cinquecento, massima espressione della grandezza fiorentina che si inchinava alla comunità senegalese. I brothers senegalesi ci hanno insegnato, anche ieri, che la dignità e il rispetto sono valori che devono essere tramandati di generazione in generazione, tra i popoli e le culture, tra i credo religiosi. Ora Firenze non deve dimenticare. Il ricordo di Samb e Diop chiede che lo sdegno non sia di un giorno, ma diventi permanente. Che si alzi la mano e non si giri lo sguardo quando qualcuno offende per il colore della pelle, ma anche per le idee diverse. Che si smetta di banalizzare il razzismo, di giustificare atteggiamenti discriminatori sul bus come a scuola, allo stadio come al giardino. Si alzi la guardia e si continui a insegnare ai bambini e ai ragazzi che siamo tutti uguali. Perché sono i grandi che dividono. I bambini, se vi fermate a guardarli giocano con tutti, i loro amici possono avere gli occhi a mandorla o i palmi delle mani più chiari della pelle del viso. Non gliene importa niente. Quelle lacrime versate dal maledetto martedì di morte da tanti fiorentini e senegalesi lavino ignoranza e intolleranza.
Ieri in corteo c’erano tante famiglie con i figli, la lettera che ci ha inviato Giulia (chiede perdono a nome di Firenze) pubblicata sabato, i valori radicati di democrazia e rispetto nel tessuto cittadino, fanno davvero credere che dalla morte nascano semi di speranza. In nome di Samb e Diop. E di tutti noi che abbiamo fiducia nella città e nell’Uomo.