Intervista pubblicata su Qn (Carlino, Nazione e Giorno) il primo febbraio 2015

«Mattarella? Un’ottima scelta. Ma ora, dopo l’elezione del capo dello Stato, diamoci una mossa a sinistra».
Stefano Rodotà, ex presidente Pds e nel 2013 candidato grillino per il Colle, dall’alto dei suoi 81 anni non si arrende al renzismo.
Per il premier è stato un successo: ha ricompattato il Pd e allargato a Sel che ha votato con convinzione Mattarella.
«Un modo eccellente di scegliere un presidente della Repubblica che avrà ripercussioni sulle riforme, come la legge elettorale. Ma, a parte qualche contentino sui capilista bloccati, il programma di governo non avrà una svolta a sinistra. Renzi e Vendola restano inconciliabili».
Il patto del Nazareno è morto.
«È ferito, ma sarà rinegoziato».
Quindi c’è ancora bisogno di un partito a sinistra?
«Lavoro, salute, istruzione, abitazione. Chi dà risposte su questi temi?».
Si parla di una coalizione sociale con lei leader…
«Ci sto già lavorando con Sel, Fiom, Cgil, don Ciotti di Libera…».
Ammetta: vuole fare lo Tsipras italiano?
«Non ho l’età. E il modello greco non si basa su un consenso ideologico, ma su un legame solido tra politica e società. Rigenerare la sinistra con un ‘trapianto’ è molto difficile».
Quale ruolo avranno i ribelli Pd?
«Non si può ripartire con spezzoni di sinistra perdenti, ma dalla società».
Quanto vale la ‘sua’ Cosa Rossa?
«Intanto la costruiamo. Poi ci contiamo».
Rosalba Carbutti