Viene percepito come diverso dai «politici di professione», ha un rapporto empatico con gli elettori, prende di petto gli avversari, vuole «mandare a casa» gli esponenti della «vecchia politica»: il profilo di Matteo Renzi è simile a quello di Beppe Grillo, e il fatto che nei sondaggi il primo guadagni consensi e il secondo ne perda si presta a spiegare il ‘salto di qualità’ dell’offensiva grillina in parlamento. I due si contendono gli stessi voti, perciò con l’approssimarsi delle europee di maggio il livello del loro scontro è destinato a salire. Da quando ha vinto le primarie, non c’è stata occasione pubblica in cui Renzi non abbia attaccato Grillo. Il quale ha infatti smesso di accanirsi su Berlusconi eleggendo il sindaco di Firenze ad obiettivo principale delle proprie intemerate. Se Renzi riuscirà a portare a casa la nuova legge elettorale, per Grillo sarà un duro colpo: si dimostrerebbe allora che l’anticonformismo è compatibile con una politica in grado di ottenere risultati concreti. Quei risultati che Grillo, rifiurando programmaticamente ogni compromesso con le altre forze politiche, non otterrà mai. E’ anche per questo che i grillini faranno di tutto per boicottare l’approvazione della riforma elettorale: per evitare che Renzi si accrediti come ‘grillino costruttivo’ in una fase in cui, smaltita l’ebrezza del «vaffa», la gente ricomincia a sperare nella possibilità di un cambiamento.