In Francia, dove il senso dello Stato è forte e la scuola ha la pretesa di trasformare i giovani in cittadini sottraendoli all’autorità delle famiglie, il problema se lo sono posto. Solo il 45% dei francesi padroneggia la grammatica della propria lingua, perciò il ministero dell’Istruzione è corso ai ripari pescando a piene mani nelle care, vecchie prassi passate: obbligo di dettato quotidiano in tutte le scuole elementari. In Italia, dove il senso dello Stato è assente e la scuola serve a dare lavoro agli insegnati, i problemi sono altri. Eppure, una recente ricerca certifica che il 71% della popolazione non riesce a comprendere un testo scritto di media difficoltà. La lingua è l’elemento cardine dell’identità nazionale, impoverendola si impoverisce la nazione. E non c’è dubbio che oggi siamo tutti più poveri. A causa dell’abuso di tecnologie che tanto entusiasma molte mamme («a sei anni mio figlio già usa il computer», si sente dire con enfasi degna di miglior causa), le nuove generazioni stanno perdendo la memoria, la capacità di concentrazione, la manualità nello scrivere, la familiarità con la carta stampata, la capacità di articolare discorsi minimamente complessi. In Francia il problema cominciano a porselo, in Italia si dibatte invece sul numero di chilometri che separa la casa degli insegnanti dal luogo di lavoro.