Ieri Silvio Berlusconi ha disertato il tradizionale appuntamento al Quirinale per gli auguri di Natale col capo dello Stato. Un segnale politico? L’ex premier e attuale leader di Forza Italia vuole prendere platealmente le distanze da Sergio Mattarella? No, semplicemente non aveva voglia di andare. Lo si può capire, l’occasione non era tra le più eccitanti. Ma c’erano quasi tutti. Il palcoscenico, ieri, era quello e chi intende recitare una qualche parte nella grande commedia della politica quelle assi le ha volentieri calcate. Non è peregrino, dunque, dopo un lungo tacere, domandarsi se Silvio Berlusconi non si sia in effetti stufato di fare politica. Delle beghe, dei riti, dei rischi, delle scelte.

Le ultime interviste che ha rilasciato – quella a Sky della scorsa settimana, ad esempio – sono interviste senza tempo. Potrebbero risalire allo scorso anno come a vent’anni fa. Sostanzialmente rivolto al passato, il leader di Forza Italia sembra desideroso di comunicare un unico messaggio: l’hanno fatto fuori. Questo ossessivo insistere sui “quattro golpe” vissuti dall’Italia in generale e da lui in particolare, dall’avviso di garanzia del ’94 alla congiura internazionale del 2011, è umanamente comprensibile e anche storicamente fondato, ma non c’è nulla di politico nel messaggio. Nessun aggancio con l’attualità, nessuna prospettiva concreta. Sembra quasi un mettere le mani avanti a giustificare l’impotenza attuale. E’ come se Silvio Berlusconi non provasse interesse per quello che accade in Italia e nel mondo, come se non avesse idee sul presente né una visione sul futuro. La crisi dell’Europa, la guerra all’Isis, la ripresa economica, il fallimento di quattro banche… Gli argomenti non mancherebbero, manca (in apparenza) la voglia di affrontarli. Manca l’interesse. E manca proprio nel momento in cui il suo principale avversario politico, Matteo Renzi, sta attraversando la sua stagione peggiore, stretto com’è tra una ripresa economica stentorea e un’Europa che non l’ascolta. Eppure, sembra che non si voglia approfittare delle sue difficoltà. A chiedere ai dirigenti di Forza Italia quando sono stati riuniti l’ultima volta gli organismi del partito si fatica ad ottenere risposta. Non è omertà, è che non ricordano. E’ passato troppo tempo dall’ultima volta. Dice: Forza Italia non è un partito tradizione, è un partito carismatico e perciò non contano gli organismi ma conta solo il Capo. Bene, ma se il Capo non decide? Negli ultimi giorni, FI ha fallito l’aggancio col Pd sull’elezione dei giudici costituzionali e si è spaccata sulla gestione politica dell’affare Boschi. Poteva incidere, ma non l’ha fatto. E a risentirne è la funzionalità dell’intero sistema politico. Come dimostrano le ultime elezioni in Francia e in Spagna, il bipolarismo è appeso un filo. Renzi ha bisogno di un avversario insidioso e vocato al governo che ne temperi gli eccessi e lo obblighi a una gestione “politica” dei problemi. Se quel ruolo non lo svolgono Forza Italia e più in generale il centrodestra, lo svolgeranno i grillini. E forse per il Paese non sarà un affare. Perciò, è giunto il momento di porre pubblicamente il problema: Silvio Berlusconi ha ancora voglia di fare politica o ha altro a cui pensare?