Bentornati alla realtà. Constatato che persino il Papa fatica a convertire tutti i suoi cardinali alla politica dell’accoglienza, si immaginava che l’illusione di una Germania disinteressata e illuminata che dà lezione di ospitalità ai gretti Paesi europei non sarebbe durata a lungo. Non ci si aspettava, però, che sarebbe durata così poco. E’ bastata la levata di scudi dell’ala più conservatrice del partito della Merkel, rappresentata dai bavaresi della Csu, per indurre il governo tedesco a innestare la retromarcia: la Germania si arrocca, dunque, e spedisce migliaia di poliziotti a presidiare i confini ad Est. La cancelliera sospende il trattato di Schengen, che giusto vent’anni fa abolì i controlli alle frontiere interne dell’Ue, ma al tempo stesso invita Italia, Grecia e Ungheria a rispettare il regolamento di Dublino, che obbliga i paesi di prima accoglienza a censire i “migranti” che hanno diritto allo status di profughi. Due pesi e due misure, è il caso di dire. Ora che lo tsunami migratorio investe direttamente Berlino, nella retorica tedesca la questione, da italiana o greca che era, è diventata improvvisamente «europea». La Storia è saltata alla gola dell’utopia, la realtà ha avuto il sopravvento sull’illusione. Il fatto che il problema dell’immigrazione sia diventato comune in effetti ci aiuta, ma la pretesa tedesca di insegnarci tanto il rigore quanto la flessibilità ci pare leggermente eccessiva.