Bruxelles chiama Palermo. Pare infatti ormai chiaro che il modello cui si ispirano le istituzioni europee sia Cosa Nostra. E dunque: omertà, allusioni, segretezza e consigli che “non si possono rifiutare”. La famosa lettera del 19 novembre con cui due commissari europei hanno “vietato” all’Italia di procedere con un fondo interbancario per salvare le quattro banche fallite, e al tempo stesso garantire di obbligazionisti spennati, non vieta infatti nulla. Non esplicitamente, almeno. “Fate pure, poi si vedrà…”, è il senso della missiva in puro stile mafioso. E mafioso è l’intero modo di procedere. La scelta del ministero dell’Economia di rendere pubblica quella lettera è stata considerata al pari di una lesa maestà da Bruxelles. Scandalo prevedibile, tanto che si è avuto pudore a scoprire platealmente le carte, ritenendo più “fine” passarle ad un’agenzia di stampa straniera. Comunque, al netto dei timori, delle furbizie e delle goffaggini, che comunità è mai quella in cui le trattative sono e debbono essere segrete? L’idea di un’Europa come “casa di vetro” sarà forse un po’ retorica, ma la segretezza eretta a principio fondativo non prelude certo a nulla di buono. Né lascia presagire un futuro roseo l’evidente doppiopesismo tra stati membri. Lo stesso giorno in cui l’intervento italiano sulle quattro banche veniva allusivamente considerato un aiuto di Stato, pur prevedendo l’impiego di denaro privato, alla Germania veniva consentito di salvare la HSH Nord Bank di Amburgo con 3 miliardi di denaro pubblico. E nei giorni scorsi analoga operazione è stata consentita a una banca portoghese di fatto interamente posseduta dallo Stato. Non solo, mentre per gli altri le norme vengono interpretate, a noi vengono applicate in maniera retroattiva. La direttiva europea che introduce le nuove norme sulla gestione delle crisi bancarie, la famigerata Brrd, è del maggio 2014. Ma le quattro banche fallite hanno venduto le loro obbligazioni subordinate prima che la direttiva fosse emessa e prima che, il 16 novembre scorso, il governo la convertisse in legge. Tuttavia, l’Europa si comporta con noi come se la norma fosse antecedente ai fatti. Parlare di ingiustizia è poco. Siamo ormai all’umiliazione nazionale. Con l’Italia che viene trattata da Bruxelles al pari di uno Stato sconfitto: si impongono diktat, si calpestano diritti.

Detto questo, un minimo di autocritica s’imporrebbe. Possibile che tra i membri delle commissioni parlamentari che hanno esaminato la Brrd nessuno si sia accorto del suo potenziale dirompente? Possibile. Possibile che il ministero dell’Economia, Pier Carlo Padoan, non abbia calcolato le conseguenze quando ha scelto di aderire acriticamente al larvato consiglio dei due commissari europei? Possibile. Possibile che il premier Renzi, che a quanto risulta è ai ferri corti con Padoan, al quale attribuisce tutte le colpe, non abbia capito in quale cul de sac andava ad infilarsi? Possibile. Ora, a distanza di più d’un mese dai fatti, il governo ha deciso di rendere pubblica quella lettera. Renzi polemizza con Bruxelles e con la Merkel, Padoan gli fa giocoforza da coro. Bene, e poi? E’ solo l’occasione per una sceneggiata napoletana o c’è un disegno politico? Ad oggi, siamo portati a ritenere che di sceneggiata si tratti.