Firenze, 15 dicembre 2013 – Dice Attilio Befera, il direttore dell’Agenzia delle entrate: «L’evasione è incompatibile con la democrazia». Giusto. E l’oppressione del fisco, diciamo noi, con cosa è compatibile? Ecco quello che ne pensa il signor Giorgio Ramadoro che ci scrive da Fabriano, nelle Marche.

«Sono padre di quattro figli, la mia è una famiglia monoreddito. Con il passaggio dalla Tarsu alla Tares la mia bolletta è lievitata del 605%. La situazione non è più sostenibile. E’ doloroso, ma se non voglio far fallire la mia famiglia devo prendere dei provvedimenti. Rinunce ne sono state fatte tante, di superfluo non abbiamo più nulla da tempo, de-localizzare all’estero non è possibile quindi, come fanno le grandi aziende, ho deciso di fare dei tagli: ho deciso di licenziare i miei figli».
Non scherza Ramadoro. E per non lasciare dubbi allega la «prova».

Continua Ramadoro. «Raccomandata consegnata a mano. Fabriano, 13 Dicembre 2013
Egregio Sig. FIGLIO
A seguito del sopraggiungere della TARES secondo cui un nucleo familiare numeroso va tassato più degli altri a prescindere dal reddito, la Sua attività non può più essere proficuamente utilizzata all’interno della famiglia. Rilevato che non è possibile reperire un’altra posizione dove poterLa collocare, visto che anche il cane verrà allontanato, siamo costretti a licenziarLa. Tenuto conto del periodo pre festivo e non potendo permetterci di farLe i consueti regali di Natale il suo licenziamento ha effetto immediato. La invitiamo per tanto a voler raccogliere le sue quattro cose e volersi trasferire a casa del Sindaco o dell’assessore alle politiche della famiglia.
Distinti saluti
Il capo famiglia (ex papà di 4 figli)
Giorgio Ramadoro»
Intendiamoci. Questo signore non ha licenziato i suoi figli. I figli non si licenziano. Si amano. Ma amare non basta. Servono i vestiti, i libri, il pranzo, la cena, e magari un regalo di Natale. Allora, chiediamo a Befera e al Palazzo: è compatibile con la democrazia una situazione che induce un padre a questa provocazione disperata? Un Paese in cui metà dei pensionati non arriva a fine mese, e quei pochi che ci arrivano dopo decenni di lavoro e di versamenti, sono infilati alla cieca nel mazzo dei «pensionati d’oro», alla stregua dei dirigenti da 30mila euro al mese della regione Sicilia? Noi pensiamo di no. Quindi, ben vengano i tagli a bollette e Rc auto; ben venga l’abolizione (se sarà vera) del finanziamento ai partiti. Ben venga la riforma della legge elettorale, se in tanti hanno voglia di votare subito. Ben venga tutto ciò. Ma se lo Stato, i Comuni, le Regioni non si decideranno a tagliare sprechi e doppioni; se non la smetteranno sul serio di parlare di evasione senza cavare un ragno da un buco, salvo poi mettere sempre e solo le mani in tasca, in casa, nei frigoriferi semivuoti degli italiani onesti, in questo Paese succederà davvero che un padre dovrà licenziare i propri figli. E quel giorno sarà l’Italia a essere licenziata.