Ogni tanto c’e’ bisogno di una favola. Per tornare bambini, per vedere nuovamente il mondo un po’ piu’ rosa, per credere ancora nel lieto fine. Saro’ un’inguaribile sentimentale, ma mi piace credere che, ogni tanto, la vita vada come deve andare , ossia bene.  Cosi stavolta, guardando la partita Ucraina-Olanda, ho fatto un tifo indiavolato per Shevchenko. Non mi importava che fosse plurimiliardario ed ex milanista; per me era l’anziano giocatOre, destinato alla panchina ed invece messo in squadra all’ultimo momento per disputare, di fronte al proprio pubblico, la partita della vita. E cosi, come nelle migliori fiabe che si rispettano, Sheva ha fatto. Ha siglato il primo gol di testa da vecchio campione e, sempre da vecchio ed indomito leone, ha segnato il gol della vittoria, gioendo come un latino, lui che proprio mediterraneo non e’, mentre tutta una nazione impazziva per lui.  Come in una favola. Ogni tanto succede anche nella vita reale. Ed in questi giorni difficili c’e’ sempre piu’ bisogno di credere che qualcosa di magico possa accadere. Magari solo una vita normale e monotona , ma serena per molti potrebbe gia’ essere una bella favola. Dentro il cuore di ciascuno di noi c’e’ una favola da sognare e da realizzare. Proviamoci, almeno per togliere un po’ di questo grigiore che ci sta soffocando l’esistenza